Ad Albano Laziale, ridente cittadina dei Castelli Romani appena fuori dalla capitale, esiste un istituto molto particolare: la Scuola Parentale San Pancrazio, improntata ad una rigida disciplina di stampo cattolico. Fin qui niente di così eclatante, se non fosse che già nella home page del sito, alla voce “missione”, appaiano dei propositi decisamente bellicosi, volti a spazzare via «il relativismo, il liberalismo laicista, l’indifferentismo religioso, la teoria del gender, la pornografia, l’uso di droghe […] Davanti a tanta decadenza morale e intellettuale, intendiamo far fronte al grave dovere morale dei genitori di istruire cristianamente i propri figli».
Una posizione probabilmente condivisa, in maniera più o meno esplicita, dalla maggioranza degli istituti cattolici, o quantomeno dai più estremisti. Ciò che invece non è così comune trovare nei manifesti programmatici di altre scuole similari è un intero articolo – per non dire poema, considerata la lunghezza e la ponderosità – che riporta e sposa in pieno il pensiero di tal Padre Chad Ripperger, intitolato “Come crescere un uomo. Contro l’effeminatezza.”, in cui viene data la stura ad un concentrato di integralismo religioso, sessismo, repressione sessuale e retrogradismo scientifico da far rabbrividire.
Il problema principale, secondo l’esorcista del Wyoming è infatti “l’effeminatezza” che ormai ammorba e fiacca la volontà della maggior parte degli uomini, causata sia dalla vita troppo agiata («tutto è troppo facile, troppo semplice e troppo piacevole per gli uomini») che dalla tecnologia, vero strumento del diavolo sotto forma di videogiochi, TV e telefonino. È messa all’indice anche la musica se, come accade ai giovani, «la si ascolta letteralmente senza sosta», oltre ovviamente all’autoerotismo, «un grosso problema, non solo tra gli uomini ma persino tra le donne ormai. Si tratta di una pratica diffusa in maniera endemica, a un livello tale che sta rendendo effeminati e deboli tutti i maschi. Essere uomini consiste in parte nell’essere casti, perché essere casto è duro, non è facile».
Di conseguenza, in questo universo di debosciati, non c’è posto per le Costanze Miriano naturalmente sottomesse al marito, poiché «se lui è effeminato, lei non lo rispetterà mai, nonostante possa trovare piacevole a livello istintivo l’averlo sotto controllo. Non sarà mai felice con lui. Per converso, esiste nelle donne un’inclinazione naturale a subordinarsi a un’autorità rettamente ordinata nel rapporto col marito. Quindi se lui esercita rettamente la sua autorità lei sarà fortemente portata a rendersi subordinata per compiacerlo».
Ma forse l’aspetto più sconcertante è che un istituto scolastico, il cui compito dovrebbe essere quello di promuovere la conoscenza a tutti i livelli, sponsorizzi dogmi e ridicole superstizioni a scapito della scienza, in un paradossale (e inaccettabile) capovolgimento della realtà:
«Ci sono persone che restano abbarbicate alle loro conclusioni, pur di conservare il proprio stile di vita. Questo genere di effeminatezza, in particolare, è causa della tendenza crescente della comunità scientifica a produrre dogmi privi di qualsiasi tipo di fondamento oggettivo. Penso all’evoluzionismo, ad esempio. È evidente che la scienza sta crollando sotto il peso dell’effeminatezza in un certo senso, perché non si ricerca più la verità costi quel che costi, piuttosto ci si dedica a escogitare un sistema o un metodo che porti al risultato che si vuole ottenere». Un indottrinamento pericolosissimo, che punta chiaramente a mantenere l’educando in una condizione di subalternità ed ignoranza, demonizzando qualsiasi tipo di sana curiosità – come il diritto/dovere di informarsi su ciò che accade quotidianamente intorno a noi – che potrebbe (mai sia!) stimolare il pensiero libero e autonomo: «Un modo ulteriore in cui si manifesta l’effeminatezza intellettuale […] è la curiosità smodata, adesempio la passione incontrollata per Internet, essere schiavi del desiderio di leggere la prossima notizia».
Bandito qualsiasi piacere, dal cibo al sesso passando per quello puramente intellettuale, la virtù suprema da inseguire sempre e comunque è il sacrificio, a costo d’imporlo a forza con mortificazioni di vario tipo: «Quando dicevo che qualche volta viene quasi voglia di prendere a schiaffi i ragazzi per fargli tirar fuori un po’ di virilità, mi riferivo appunto alla questione della sofferenza. Bisogna obbligarli a soffrire un po’ per costringerli a mettere da parte il proprio piacere, renderli più virili e condurli a maturare davvero».
E con l’elogio esplicito della violenza fisica, lo sconfortante quadretto di questi sedicenti educatori è davvero completo.
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