Secondo quanto dimostrato in un articolo scientifico da un gruppo di ricercatori dell’Università Carlos III di Madrid, Facebook etichetterebbe gli utenti sulla base di target come l’omosessualità, sulla base dei propri dati, dei gruppi di cui fanno parte, e delle pagine seguite, per poi rendere tali informazioni accessibili agli inserzionisti pubblicitari.
Sebbene Facebook non dia l’accesso diretto agli attributi di ogni singolo utente, non è molto difficile per coloro che acquistano delle inserzioni sul social network aggirare la segretezza con degli escamotage. Un modo potrebbe essere, ad esempio, quello di scegliere un target di omosessuali e di far apparire un annuncio ingannevole come quello dell’iscrizione un concorso; l’utente inserirebbe in questo caso i propri dati senza sapere di essere stato inserito in un target basato sulla sua sessualità.
Tali informazioni, oltre a violare regolamentazioni sulla privacy e il trattamento dei dati come la GDPR e la California Consumer Privacy Act, sono assai pericolose in Paesi in cui l’omosessualità è punita dalla legge con la pena di morte. È ad esempio il caso dell’Arabia Saudita, dove il 2% degli utenti sono stati etichettati da Facebook come “omosessuali”. I ricercatori spagnoli hanno dunque evidenziato questo pericolo, raccomandando a Facebook di intervenire sulla grave “mancanza”.
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