Corte d’Appello di Trieste: «No a indagini per verificare omosessualità dei rifugiati»

La questione migranti è uno di quegli argomenti di cui non si smette di parlare; ad essere coinvolti sono anche gli omosessuali. In molti Paesi essere omosessuale è un reato punito anche con la reclusione e coloro che provengono da Paesi in cui sono perseguitati, hanno diritto allo status di rifugiato: di oggi una sentenza che crea un precedente.

«Non è necessario indagare quale sia l’effettivo orientamento sessuale del soggetto richiedente asilo, essendo sufficiente il modo in cui lo stesso viene percepito nel Paese d’origine e la sua idoneità a divenire fonte di persecuzione», questa è la motivazione della Corte di Appello di Trieste che ha evitato l’espulsione di un rifugiato del Gambia.

La questione si è posta dati i dubbi sulla sua omosessualità. Il ragazzo era arrivato in Italia tre anni fa, dopo essersi dichiarato omosessuale non era stato creduto e quindi si era visto negare lo status di rifugiato. Che si accendano delle luci su tale questione non può essere che positivo, molti Paesi del mondo sui diritti Lgbt non sono nemmeno ai blocchi di partenza.

Rimane però un dubbio: se non è necessario indagare, come si potrà capire se quanto dichiarato dal rifugiato è effettivamente verità?

 

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