Tutte le strade portano a Roma, o almeno così sembra. Era l’8 luglio 2000 quando nella Capitale si teneva il primo World Pride della storia, una manifestazione a sostegno dei diritti lgbt+ mai vista prima nel nostro Paese. In seguito per la Città Eterna arriverà l’organizzazione del Pride nazionale del 2007 e dell’Europride del 2011, con il memorabile concerto di Lady Gaga, confermando le grandi potenzialità della piazza romana. L’ultima sfida è stata lanciata il 3 agosto 2017 con un comunicato stampa in cui si annunciava che, a ricordo delle migliaia di persone che sfilarono tra il Colosseo e il Circo Massimo all’alba del nuovo millennio, il Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli” aveva presentato la propria candidatura per riproporre quella fantastica esperienza della prima parata mondiale dell’orgoglio lgbt+.
Quest’anno al NYC World Pride ha sfilato una folta delegazione italiana, con in testa il Mieli di Roma e il suo Presidente Sebastiano Secci. «Il World Pride di NYC – afferma Secci – è stato un grande evento molto partecipato, un’esperienza molto diversa dai Pride che organizziamo qui in Italia. Siamo tornati a casa con un bagaglio importante di spunti di riflessione. Un World Pride appartiene innanzitutto alla comunità lgbt+, è importante che tutti se ne sentano partecipi ed è altrettanto importante che sia l’esito di un percorso politico fra le realtà lgbt+. Da questa riflessione è nata l’esigenza di coinvolgere politicamente le altre realtà, sin dalla presentazione della candidatura». Questo entusiasmo collettivo si è manifestato all’interno del favoloso corteo newyorkese: oltre 150 persone a rappresentare la pronta adesione e il convinto sostegno di quasi tutte le realtà associative lgbt+ italiane.
Tuttavia, anche la città di Orlando ha avanzato la sua candidatura a ospitare l’evento mondiale, in coincidenza con il decennale dal tremendo ricordo della strage avvenuta nel 2016. «Trovo difficile che a così poco tempo di distanza da quest’ultimo WorldPride di NYC – continua Secci –, questo evento torni nuovamente negli USA. Non è mai capitato però che il World Pride si tenesse per due anni consecutivi e difficilmente si farà un’eccezione in questo caso. L’assemblea di InterPride dovrà scegliere, quindi, una sola fra le candidature presentate per il 2025 e il 2026. Orlando rappresenta una candidatura emotivamente e politicamente molto forte, ma Roma 2025 celebrerebbe i 25 anni dal primo grande World Pride del 2000 e, soprattutto, il ritorno del World Pride nella città in cui è nato».
Lo scorso 16 maggio, alla vigilia della Giornata internazionale contro l’omo/bi/transfobia, l’Assemblea capitolina ha approvato il sostegno alla candidatura della città a ospitare il World Pride del 2025 e, seppur senza un voto del Consiglio regionale, già da febbraio 2018 è giunta al Mieli una lettera di sostegno dalla Presidenza della Regione Lazio. Le candidature al World Pride – ci tiene a sottolineare Secci – sono solitamente accompagnate da dichiarazioni di sostegno e impegno da parte delle istituzioni del Paese candidato. In alcune occasioni sono gli stessi rappresentanti delle istituzioni ad accompagnare la delegazione della città candidata all’assemblea di InterPride o a mandare, quantomeno, un video di sostegno. In Italia, tuttavia, il contesto politico e istituzionale è sempre più complicato, il sostegno di un’istituzione dev’essere coerente con il suo operato quotidiano e viceversa. Questo comporta che siamo noi stessi a fare profonde riflessioni prima di avviare un’interlocuzione di questo tipo con le nostre istituzioni e, anche quando scegliamo di farlo, non è così semplice».
Salvo eventuali cambiamenti, la votazione per l’assegnazione della città ospitante dovrebbe tenersi nell’assemblea di InterPride del 2021, nell’anno del prossimo World Pride in lizza: quello di Copenhagen. Due anni sono tanti e le cose possono cambiare, ad esempio potrebbero essere presentate altre candidature. «Noi al Mieli – conclude ottimista Secci – stiamo già lavorando da tempo alla nostra candidatura e, in particolar modo, il vicepresidente del Circolo, Valerio Colomasi Battaglia, segue costantemente i rapporti con le realtà internazionali. Dovremo ancora lavorare molto e bene, ma abbiamo ottime probabilità di riportare il World Pride, qui a casa, nel 2025 e lo faremo grazie al sostegno di tutte e tutti.»
Nel frattempo il prossimo anno Milano, battendo le candidature di Parigi e Bruxelles, ospiterà l’annuale convention IGTLA (International Gay & Lesbian Travel Association) e nel 2020 giungeranno nel capoluogo lombardo prestigiosi partecipanti da tutto il mondo: tutto ciò non potrà che rappresentare un’ottima occasione di networking per la candidatura romana.
Foto copertina di Antonio Clemente (Instagram)
Leggi anche: Il Pride più piccolo del mondo? È fatto di mattoncini LEGO
Leggi anche:
-
Gli audio omofobi choc del primario e candidato sindaco per il centrodestra: «Tutti nel forno crematorio»
-
Onda Pride: oltre il milione a Roma, resistenza queer anche a Torino, Catania e Bergamo
-
La classifica dei Paesi UE più inclusivi per i professionisti LGBTQ+: tanta strada da fare per l’Italia
-
Inclusività nell’infinito: la NASA lancia una nuova bandiera arcobaleno cosmica
-
Farida Kant: la mia esperienza a Drag Race Italia