Marco Carta: «8000€ per il Modena Pride a mia insaputa, a Matera vado gratis»

Marco Carta risponde alle polemiche nate dopo uno scoop lanciato da Selvaggia Lucarelli in un articolo sul furto alla Rinascente di Milano. Secondo quando rivelato dall’opinionista, l’ex cantante di Amici avrebbe chiesto un ricco cachet, ovvero 8 mila euro, per andare come ospite alla parata del Modena Pride.

La notizia ha molto indignato la comunità LGBT+, poiché il cantante ha sempre sostenuto di tenere molto alla causa. Fu infatti proprio questa la motivazione che Marco Carta diede per respingere le accuse di aver fatto coming out nel salotto di Barbara d’Urso per promuovere il nuovo album. Dunque richiedere un cachet così alto per una manifestazione come il Pride appariva come una contraddizione.

Ieri a Milano, durante la presentazione del suo libro (in cui parla anche del furto delle sei magliette), il cantante ha dato la sua versione dei fatti: «Quando è uscito l’articolo ho pensato fosse una fake news, ma prima di fare un tweet ho chiamato il mio manager e gli ho detto “ma cos’è sta storia?”. Lui mi ha detto che avevano contattato il promoter e gli ho chiesto di mandarmi le mail».

«Ho visto nelle mail che è stato chiesto un prezzo inferiore a 8 mila euro e (il promoter, ndr) non è neanche stato scortese» precisa Marco Carta, che se la prende con chi gli ha mandato addosso “una valanga di fango” invece di celebrare l’amore.

Il vincitore di Sanremo 2009 afferma poi che sarebbe andato gratuitamente se lo avvessero contattato personalmente, mentre il promoter non ha una sensibilità per questi temi e dunque l’ha vista come un’occasione lavorativa. A prova di questo, Marco Carta afferma di aver preso precedentemente accordi per andare gratuitamente al prossimo Matera Heroes Pride, che si terrà il prossimo 20 luglio. Ma non solo, su richiesta dei giornalisti presenti alla presentazione, il cantante si è impegnato ad andare anche al Milano Pride del 29 giugno.

Marco Carta: «8000€ per il Modena Pride a mia insaputa, a Matera vado gratis»: guarda il video dell’intervista

 

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