Che cos’è il cibo Queer?
Ad oggi se ci chiedono di immaginare un cibo Queer o qualche piatto legato al mondo LGBTQ ci vengono subito in mente cose arcobaleno, tonalità pastello o brillantini ovunque. Ma è davvero così?
La risposta è no, il cibo Queer o LGBTQ è un concetto molto più complesso e particolare. Per capire questo stile di gastronomia dobbiamo innanzitutto capire cosa significa “Queer”, questo termine, che corrisponde alla Q della sigla LGBTQ (Lesbiche, Gay, Bisex, Transex e Queer), indica eccentricità sia in ambito etnico, sociale, sessuale e culinario; è sinonimo di un universo sfaccettato, dinamico e ambiguo, come viene definito da Innaturale.com.
Il cibo Queer quindi non è altro che la libera espressione all’interno di un piatto, ma una tipologia di espressione che è in grado di accontentare e mettere a proprio agio qualsiasi tipo di cliente.
Quando un ristorante è Queer?
Negli Stati Uniti oggi la cultura del cibo Queer si sta diffondendo a macchia di leopardo, infatti iniziano a nascere dei veri e propri Ristoranti Queer. Questi locali, sempre gestiti da persone “devote” alla bandiera arcobaleno, cercano di offrire ai clienti non solo piatti dai sapori eccentrici e spesso esteticamente assurdi, ma anche un senso di calore e di accoglienza fuori dal comune tipica dello stile Queer. I piatti che compongono il menu sono spesso rivisitazioni di grandi classici americani o anche delle vere e proprie invenzioni innovative.
Esempi di cibo Queer
Anche se è una contraddizione per quanto scritto prima, ciò che ha reso famoso il cibo Queer sono proprio il “tramezzino arcobaleno”, la “rainbow cake” o il “glitter food” questo perché ad oggi il mondo commerciale ha bisogno di simboli e stereotipi ben precisi, l’esigenza di creare un marchio spesso distoglie l’attenzione dall’obiettivo principale.
I nuovi prodotti Queer hanno finalmente preso la posizione di smentire queste etichette “urlando” che Queer è sinonimo di libertà e non solo di stranezza o esagerazione.
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