La scorsa settimana è emerso che il Brunei ha intenzione di introdurre una legge che, tra le altre cose, punirà l’omosessualità con la pena di morte per lapidazione.
La star internazionale Geroge Clooney, inorridito da questa notizia, ha quindi chiesto perché le persone finanziassero le violazioni dei diritti umani, soggiornando negli hotel di proprietà di Hassanal Bolkiah, sultano del Brunei. Le leggi erano state pianificate nel 2014, ma erano state messe in attesa dopo una protesta internazionale sulle misure estreme adottate.
Parlando con Gay Star News, Matthew Woolfe – fondatore e direttore di The Brunei Project – ha dichiarato: «L’implementazione della prima fase è stata accolta da un tale tumulto a livello internazionale che penso che Brunei abbia voluto ritardare l’ulteriore implementazione fino a quando tutti non si fossero completamente dimenticati di questa legislazione» – Tutti tranne George! – «L’attuazione di queste leggi sta per offuscare l’immagine del Brunei come una società pacifica e armoniosa e anche come un paese di cui ci si può fidare per far fronte agli impegni assunti nel sostenere il diritto internazionale».
Le dichiarazioni di George Clooney ed Elton John
Ora, in un editoriale per Deadline, l’attore hollywoodiano George Clooney ha esortato le persone a boicottare gli hotel di proprietà del sovrano del Paese asiatico. Ne ha nominati nove tra i quali il Beverly Hills Hotel e il Dorchester di Londra, l’Hotel Principe di Savoia a Milano e l’Eden a Roma.
«Ogni volta che soggiorniamo o facciamo riunioni o ceniamo in uno di questi nove hotel, stiamo mettendo soldi direttamente nelle tasche degli uomini che scelgono di lapidare e di uccidere i propri cittadini per essere gay o accusati di adulterio» – ha dichiarato l’attore – «Ho imparato in anni di rapporti con regimi criminali che non puoi svergognarli. Ma puoi far vergognare le banche, i finanzieri e le istituzioni che fanno affari con loro e scelgono di voltarsi e guardare dall’altra parte».
All’appello dell’attore si è unito anche Elton John, che su Twitter ha scritto: «Mi congratulo con il mio amico George Clooney per aver preso posizione contro la discriminazione anti-gay e il bigottismo che si sta verificando nel Brunei, un posto dove gli omosessuali vengono brutalizzati».
Le reazioni della politica internazionale
La decisione di attuare queste leggi è stata accolta con una reazione tumultuosa dal panorama internazionale, con il governo britannico e l’Unione Europea che spingono il Paese a far cadere le leggi immediatamente.
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha rilasciato una dichiarazione al Daily Beast, affermando che sono molto “preoccupati” per la legge del Brunei di implementare le fasi due e tre del codice penale della sharia. «Abbiamo incoraggiato il Brunei a rettificare e attuare la Convenzione delle Nazioni Unite, che ha firmato nel 2015, e a firmare, rettificare e attuare il Patto internazionale sui diritti civili e politici relativi alla tortura o ad altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti».
Nonostante la mobilitazione internazionale, il Brunei non ha intenzione di fermare la legge, come dichiarato dall’ufficio del primo ministro: «Il Brunei Darussalam è un paese sovrano islamico e completamente indipendente e, come tutti gli altri paesi indipendenti, applica il proprio stato di diritto».
Uno scenario drammatico, dove ancora una volta vengono calpestati i diritti umani e le libertà fondamentali a cui tutti dovrebbero avere diritto.
Dovremmo andare oltre le ideologie. Qui non si tratta più di preferenze o tolleranze ma di civiltà. Politici, operai, insegnanti, impiegati, dottori e tutte le persone che vogliono vivere in una società civilizzata dovrebbero essere unitamente contrarie alle violazioni dei diritti umani e agli abusi contro le persone LGBT+, tra cui la violenza, la criminalizzazione dello status e gravi forme di discriminazione. Sogniamo un giorno dove non dovremo più scrivere di questo tema.
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