#testAMI: Lila Lecce e Arcigay Salento unite contro l’AIDS

Negli ultimi mesi Lila Lecce, in collaborazione con Arcigay Salento – La terra di Oz, dà la possibilità di accedere a test gratuiti per l’HIV. Per capire meglio di cosa si tratta, abbiamo intervistato due rappresentanti di queste associazioni, Stefano Linciano volontario di Lila (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids) e il vicepresidente di Arcigay Salento Gianmarco Caniglia.

L’intervista

Lila è un’associazione molto conosciuta a livello nazionale, ma molti ancora non sanno di cosa si occupi. Qual è la vostra missione?
Lila è una federazione di associazioni senza scopo di lucro nata nel 1987, presente ed attiva sull’intero territorio nazionale attraverso le sue sedi locali. Sin dal principio si è occupata di proporre ed attuare politiche culturali, sociali, preventive e sanitarie intorno alle tematiche dell’HIV/AIDS e delle altre IST, nel dettaglio, lavoriamo per realizzare iniziative mirate di formazione, informazione e prevenzione, come incontri nelle scuole, servizi di counselling telefonico, via web e vis-à-vis oppure somministrazione dei test HIV e HCV rapidi-salivari.

Cos’è che ti ha spinto ad entrare in Lila?
Inizio col dire che la vita ti mette di fronte a situazioni che ti fanno comprendere che l’HIV non è un qualcosa di lontano e remoto, di cui senti parlare nei servizi giornalistici che si occupano della questione una volta all’anno, magari in occasione del 1° Dicembre, con titoli sensazionalistici e mediaticamente attrattivi. Si continua erroneamente a credere che l’HIV riguardi solo alcune categorie di persone (i sex worker, chi fa uso di droghe per via iniettiva o gli omosessuali) e che basta non appartenere a nessuna di queste tre categorie per sentirsi al sicuro, ma la vita e la quotidianità ti catapultano in situazioni che in un attimo ti fanno rendere conto che si trattava solo di falsi miti. E allora comprendi che l’HIV è un problema che può riguardare chiunque ti stia vicino.
E a quel punto hai due sole alternative: o scappare, in preda alla paura, o informarti, ascoltare, cercare di comprendere, perché non c’è migliore arma di difesa della consapevolezza. Da lì a voler diffondere questa consapevolezza e a voler essere parte della lotta contro lo stigma che ancora oggi affligge le persone che convivono con l’HIV il passo è stato breve.

Encomiabile il vostro progetto in collaborazione con Arcigay Salento, come vi è venuto in mente?
Come Lila abbiamo pensato di rivolgere i nostri servizi nei confronti di quella fascia di popolazione che i dati epidemiologici diramati dall’Istituto Superiore della Sanità e dalla World Health Organization indicano come più vulnerabile al virus dell’HIV. Ci riferiamo, in particolare, agli uomini che fanno sesso con altri uomini, indipendentemente dal fatto che essi siano omosessuali o meno. Questo perché non esistono categorie a rischio ma solo comportamenti a rischio, e il sesso anale non protetto è una delle pratiche sessuali che maggiormente espongono al pericolo di trasmissione. Nell’ottica collaborativa, abbiamo pensato di unire le nostre forze e condividere le risorse umane e strumentali nel perseguimento di obiettivo comune. Ovviamente, il test è offerto a tutti coloro che ritengono di essersi esposti ad un episodio a rischio di trasmissione.

Cosa ha spinto Arcigay Salento ad aprire le porte ad una collaborazione così importante?
Arcigay si è sempre occupata del benessere della comunità arcobaleno, dando importanza prioritaria alla saluta sessuale, alla lotta all’HIV e all’eliminazione dello stigma che grava ancora sulle persone che vivono con questo virus. Come comitato territoriale, anche noi abbiamo contribuito a livello locale diffondendo la cultura della prevenzione tra i nostri soci, volontari e simpatizzanti. Tuttavia, siamo consapevoli che questo non è sufficiente e a confermarlo sono arrivati i dati allarmanti diffusi ultimamente dal reparto Malattie Infettive dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, che vedono un nuovo contagio a settimana, specialmente tra i giovanissimi.

Come funziona? Uno arriva in sede e chiede di fare il test? O ci sono dei requisiti per accedere al Test?
Per questioni logistiche e organizzative possiamo permetterci di offrire un numero limitato di test a giornata. Il test è ovviamente offerto gratuitamente e in completo anonimato. Per accedervi è necessario prenotarsi chiamando il numero di Lila Lecce 370 375 6742, attivo ogni martedì, mercoledì e giovedì dalle 11:00-13:00 e dalle 18:00-20:00. Tramite la prenotazione, verrà rilasciato un codice univoco e anonimo da presentare agli operatori il giorno del test. Nelle nostre intenzioni c’è la volontà di riuscire a fissare almeno un appuntamento al mese. I prossimi appuntamenti saranno comunicati sul sito di Arcigay Salento e sulla pagine Facebook di Lila Lecce e Arcigay Salento.

Come Arcigay Salento e Lila pensano di combattere la disinformazione sull’argomento HIV e MST in generale?
Le strategie sono tante: oltre a quelle che da anni portiamo avanti individualmente, come associazioni partner abbiamo anche pensato di istituire ogni giovedì presso la sede di Ra.Ne. – Rainbow Network, in via delle Giravolte a Lecce, uno sportello counselling di orientamento e assistenza con volontari appositamente formati sulle tematiche HIV/AIDS e LGBTI+. Nell’occasione è anche disponibile gratuitamente in sede materiale informativo e di profilassi.

Qual è la cosa più assurda che avete sentito a proposito dell’HIV?
Di domande particolari ne arrivano tante. Molte di queste manifestano in maniera evidente l’errata percezione che si ha rispetto alle modalità di trasmissione del virus. Oltre a quelle più comuni e relative alla condivisione di stoviglie, indumenti o toilette (che, lo ricordiamo, non costituiscono in alcun modo un’occasione di rischio), quelle che maggiormente continuano a sorprenderci riguardano la possibilità di riconoscere le persone che convivono con HIV dal loro aspetto esteriore. Ovviamente si tratta di assurdità: l’infezione da HIV non determina nessuna alterazione della fisionomia e le terapie attualmente a disposizione sono altamente tollerate.

Chi è più attento alla tematica? La vecchia guardia o le nuove leve?
Ad essere sinceri, non ci sembra esista una vera e propria distinzione tra generazioni: ciò che rileviamo è una separazione tra persone più sensibili alla tematica e persone più refrattarie, a volte anche solo per semplice paura. Tuttavia, il fatto che se ne parli meno rispetto al passato porta le cosiddette “nuove leve” ad avere una percezione più edulcorata della realtà dei fatti.

Pensate che lo stigma dell’HIV sia destinato a scomparire?
È ovviamente qualcosa che ci auguriamo tutti, ma ci rendiamo conto che la mancanza di una corretta informazione e di una educazione sessuale già a partire dall’età adolescenziale non fanno altro che determinare la stratificazione di pregiudizi e paure infondate in età adulta.

Cosa ne pensano le vostre associazioni della PREP?
Arcigay ritiene la PREP una strategia efficace per contrastare l’HIV. Che il preservativo sia in assoluto lo strumento più versatile e utile per la prevenzione non solo dell’HIV ma di tutte le MST lo diciamo da sempre, ma da parte nostra riteniamo più responsabile affrontare la realtà, ovvero che nonostante i consigli c’è un’ampia comunità che non usa costantemente il preservativo o avremmo avuto una riduzione drastica dell’epidemia già molto tempo fa. Anche Lila è dell’avviso che la PREP costituisca un ulteriore strumento di prevenzione nella lotta all’HIV, soprattutto in quelle fasce di popolazione che presentano un maggiore rischio di acquisire il virus. Tuttavia, è bene ricordare che oltre alla PREP esiste già da anni la cosiddetta PEP, ossia Profilassi Post-Esposizione. Si tratta di un trattamento farmacologico che ha lo scopo di ridurre la probabilità di contagio dopo una possibile esposizione. Per accedervi è necessario recarsi al pronto soccorso nelle ore immediatamente successive all’episodio a rischio per valutare con il medico l’opportunità di attivare il protocollo in questione.

In luce dell’ultimo risultato sul vaccino Tat, pensate che notizie di questo tipo possano allontanare la deriva antiscientifica e anti-associazionismo che sta prendendo il nostro paese (parliamo di anti-vaccinisti, anti-Telethon, anti-Unicef, ecc.)?
I risultati del follow-up sul vaccino Tat ci riempiono di speranza e ci danno la prova concreta di come la comunità scientifica stia facendo passi da gigante e di quanto ci sia bisogno di investire nel campo della ricerca farmaceutica e del progresso medico. Ancora tanto c’è da sapere, ancora di più da scoprire.

Pensate che il vostro progetto possa estendersi a livello nazionale?
Sinceramente ce lo auguriamo e speriamo che le varie sedi locali e comitati territoriali si orientino in tal senso.

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