Tarantina Taran: vandalizzato a Napoli il murales dell’ultima dei femminielli

Qualche giorno fa vi abbiamo parlato del murales ritraente Tarantina Taran, realizzato da Vittorio Valiante con il coordinamento del Comune di Napoli e il sostegno della Fondazione Foqus. Dopo poco meno di una settimana dall’inaugurazione l’opera di street art è stata oggetto di un gravissimo atto di vandalismo.

Il volto di Tarantina, considerata “l’ultima dei femminielli”, era stato dipinto sulle mura della città partenopea, non solo come segno di apertura ed integrazione, ma soprattutto allo scopo di rappresentare un simbolo della storia e della cultura cittadina. Quello stesso volto è stato completamente ricoperto da vernice nera e il murales è ora accompagnato dalla scritta “Non è Napoli”.

«Lo sfregio all’opera di street art […] è un fatto indegno e barbaro commesso da mani sporche di inciviltà e antinapoletanità. L’opera verrà ripristinata sperando che l’autore del danneggiamento venga individuato e si penta della sua squallida ignoranza» è stato il commento del sindaco De Magistris.

Anche Arcigay Napoli si è espressa sul danneggiamento dell’opera: «A Napoli, come del resto nell’intero Paese, aumentano le manifestazioni di odio e intolleranza. La città delle Quattro Giornate, durante le quali anche i femminielli contribuirono alla liberazione dell’occupante nazifascista, non può tollerare un simile atto di violenza. A cinquanta anni da Stonewall bisogna ancora una volta reagire alla violenza di una società maschilista ed eteronormata […] La storia di Napoli, nata da una Sirena, passa per i femminielli. Chi scrive che la Tarantina non è Napoli non è e non può essere considerato napoletano».

Tarantina Taran e il murales a lei dedicato prima dello sfregio

Un gesto del genere non è semplice vandalismo o unicamente un atto omotransfobico, ma il tradimento di quelle che sono le proprie fondamenta culturali. Si tratta di rinnegare la propria storia e la propria tradizione, spinti da irrazionale intolleranza.

Rimane da chiedersi perché sorga questo odio. Da dove questo cieco disprezzo per l’altro? Viviamo, forse in un momento storico-politico in cui ci sentiamo legittimati a privare l’altro del rispetto? Stiamo, forse, perdendo la nostra umanità?

Daniele Sorbo Filosa

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