Le storie delle dive di Sanremo che hanno appoggiato le cause della comunità LGBT e che sono state consacrate “icone gay”
Tra qualche giorno partirà ufficialmente l’edizione 69 del Festival di Sanremo, condotto da Claudio Baglioni con Virginia Raffaele e Claudio Bisio. La kermesse nel corso degli anni è stata sempre contraddistinta anche per la presenza costante di alcune artiste della musica italiana che con il loro forte carisma, il loro look, e le loro proposte musicali hanno sempre segnato nel bene e nel male la manifestazione. In questo articolo ripercorriamo la loro carriera musicale, con una lente d’ingrandimento sulle loro posizioni riguardo il mondo omosessuale.
Dive di Sanremo: Loredana Bertè
La rocker dannata della musica italiana conta finora ben 10 partecipazioni al Festival di Sanremo (quella di quest’anno sarà l’undicesima), i suoi passaggi all’Ariston non sono mai passati inosservati e si è imposta come una delle interpreti più originali e innovative del panorama musicale italiano.
Debutta al festival nel 1986 con un pezzo scritto da Mango intitolato Re classificandosi al nono posto, presentandosi in scena con due ballerine vestite con cortissime minigonne e un abito imbottito che la fa sembrare in un avanzato stato di gravidanza. Alle immancabili e numerose polemiche causate dal look sfoggiato, la Bertè risponde sicura: «Volevo fare spettacolo sfruttando la fase più animalesca della femminilità, la gravidanza». Torna al festival nel 1988 classificandosi sedicesima con la dimenticabile Io e un vestito che richiama la bandiera italiana, mentre nel 1991 si presenta inaspettatamente compunta e compassata con la disillusa In questa città scritta da Pino Daniele ottenendo un misero diciottesimo posto.
Nel 1993 sale di nuovo sul palco dell’Ariston mettendo in scena un’esibizione molto caratteristica insieme alla sorella Mia Martini, duetto abbastanza controverso dove però si respira poca armonia. Le due sorelle infatti discutono prima sulle parole della loro canzone e dopo la prima prova con l’orchestra non si sono più incontrate a causa di un’influenza beccata da Loredana. Nel 1994 partecipa nuovamente al festival classificandosi tredicesima con Amici non ne ho, un brano intenso e particolarmente autobiografico che ottiene un buon riscontro di critica e pubblico, e ci torna pure nel 1995, anno della scomparsa della sorella Mia, con il brano Angeli&Angeli classificandosi penultima.
La tragica perdita della sorella sarà per Loredana motivo di ricorrente ispirazione, anche per quanto riguarda la successiva partecipazione alla kermesse ligure: l’amarezza del momento si fonde infatti con la sua feroce forza interpretativa nel brano che presenta al festival 1997, la struggente Luna, contrassegnato da arrangiamenti fortemente rock e immagini evocative intense, che però si classifica all’ultimo posto. Una piccola curiosità che riguarda il brano di quell’anno: la sua canzone si apre con un verso in cui la Bertè manda la luna a quel paese, nell’esecuzione al festival il verso sarà sostituita con “occhiali neri luna”.
Torna a Sanremo nel 2002 con i capelli blu e fucsia e il brano Dimmi che mi ami (ottiene un diciassettesimo posto anche a causa di un’interpretazione non proprio efficace) e nel 2008 con Musica e parole, esclusa poi dalla gara, in quanto nella giornata successiva alla prima esibizione si scopre che la musica composta dall’autore Radius non è inedita, bensì incisa nel 1988 da un’altra cantante con un altro testo. Loredana si esibisce comunque fuori gara nella serata dei duetti accompagnata da Ivana Spagna e un look tutt’altro che sobrio!
La sua ultima partecipazione risale al 2012, in coppia con Gigi D’Alessio e le atmosfere da disco pub della singolare Respirare. La Bertè tornerà quest’anno sul palco dell’Ariston, dove canterà un brano dal titolo Cosa ti aspetti da me.
Loredana Bertè da sempre a favore dei diritti LGBT
E le posizioni di Loredana verso il mondo LGBT? E’ sempre stata fiera di essere riconosciuta come icona gay, e in un’intervista nel lontano 1996 confidò di aver dedicato al suo più caro amico omosessuale l’album dalle atmosfere brasiliane Carioca pubblicato nel 1985.
Dive di Sanremo: Antonella Ruggiero
La virtuosa e raffinata interprete ha contribuito, grazie alla sua vocalità straordinaria che riesce a toccare note altissime, al successo dei Matia Bazar e ha all’attivo ben 10 partecipazioni al festival (4 con i Matia e 6 da solista).
I Matia Bazar debuttano con Antonella al festival del 1977 con il brano Ma perché e si fanno da subito notare con una coreografia di donne-sandwich, dette “le bazarette” che compongono appunto il nome del gruppo. Vincono il festival l’anno successivo con E dirsi ciao, canzone sofisticata costruita su base elettronica e un lento ritmo di bolero che esplode in un ritornello senza versi lasciato ai gorgheggi e all’improvvisazione vocale di Antonella.
Tornano al festival nel 1983 con quella che sarà poi riconosciuta come loro canzone simbolo, ovvero Vacanze romane, ottenendo solamente un quarto posto. Il brano, un tango beguine retrò anni ’30 arricchito da suggestioni elettroniche, ottiene però molti consensi soprattutto dalla critica. Si rivedono sul palco dell’Ariston nel 1985 dove ottengono il premio della critica con Souvenir, pensata e composta per la pellicola di Luciano Odorisio “Magic moments” e da qualcuno etichettata come la versione parigina di “Vacanze romane”. Il ritorno al festival del 1988 corrisponde all’ultimo Sanremo di Antonella con il gruppo, e con La prima stella della sera ottengono il 19° posto.
Dopo un periodo di pausa, Antonella torna al festival da solista dieci anni dopo e nel 1998 ottiene il secondo posto con l’eterea e sofisticata Amore lontanissimo, ispirata da un viaggio in India. La sua esibizione in finale è in forse fino all’ultimo a causa di una faringite, ma decide di presentarsi ugualmente sul palco: l’esecuzione risulta meno potente ma comunque perfetta. Ottiene il secondo posto anche nel 1999 con Non ti dimentico, che musicalmente segue la scia del motivo dell’anno precedente e torna poi nel 2003 classificandosi nona con la bjorkiana Di un amore.
Nel 2005 vince la categoria donne con la meravigliosa Echi d’infinito, ballad scritta da Mario Venuti e Kaballà che parla della ritrovata serenità dopo un periodo di buio (“e nel silenzio del mondo io sento echi d’infinito”). Si rivede anche nel 2007, decima classificata con Canzone fra le guerre, brano emotivamente carico che tratteggia il dolore di una madre sotto le bombe. Nel 2013 la sua (per ora) ultima partecipazione, elegante e stilosa propone Da lontano, canzone dall’arrangiamento attuale che però trasuda di un forte sapore antico, un gusto fine che trascende qualsiasi moda.
Antonella Ruggiero e la polemica (a lieto fine) del Family Day
Antonella è vicina alla comunità omosessuale, partecipando anche ai concerti di chiusura di alcuni Pride. Invitata al Family Day del 2007, dopo che inizialmente fu divulgata la sua partecipazione, con un comunicato rende chiara la sua posizione: «Visto che che lo scenario ormai mi è chiaro, non mi sento di partecipare ad una manifestazione che è chiaramente schierata contro i miei principi di tolleranza, libertà e tutela dei diritti civili».
Dive di Sanremo: Milva
La Pantera di Goro è attualmente la cantante italiana che detiene il record di presenze al festival della canzone italiana, non avendolo però mai vinto. La rossa interprete, grande esponente del teatro canzone, debutta a Sanremo nel 1961 (e diventa negli anni successivi un habitué del festival, partecipando consecutivamente per ben 8 edizioni), classificandosi terza con il brano Il mare nel cassetto, pensato inizialmente per Mina ma poi affidatole dall’autore colpito dal suo aspetto aggressivo ma nel contempo timido.
Secondo posto nel 1962 con Tango italiano e un accostamento ad Edith Piaf grazie alla stessa enfasi interpretativa e quinto posto nel 1963 con Ricorda, dove mette in mostra strane acconciature dallo stile francese. Non raggiunge la finale a sorpresa nel 1964 con il brano L’ultimo tram a mezzanotte; torna nel 1965 con l’orecchiabile Vieni con noi (motivo tipicamente campagnolo che farà da apripista ad un disco di antiche canzoni da cortile) e nel 1966 classificandosi al decimo posto con Nessuno di voi.
Nel 1967 si propone con una canzone giocosa ed easy ma viene eliminata prima della finale, mentre ottiene la medaglia di bronzo nel 1968 con Canzone nella doppia interpretazione con Adriano Celentano (che nella serata finale non si presenta in scena). Terzo posto anche nel 1969 in coppia con Don Backy e la canzone Con un sorriso.
Torna alla kermesse nel 1972 classificandosi dodicesima con il brano Mediterraneo, mentre nel 1973 è terza con Da troppo tempo, brano che le fa ritrovare l’affetto del pubblico grazie anche al suo grande charme da attrice. Nel 1974 ritenta per l’ennesima volta la carta Sanremo classificandosi solo diciassettesima con Monica delle bambole, canzone difficile, estranea alla mentalità sanremese e lontana dal gusto popolare.
Dopo 16 anni si rivede al festival nel 1990 con Sono felice, scritta da Ron, brano enfatico e di grande impatto mentre nel 1993 viene eliminata con l’ironica e provocatoria Uomini addosso, di Roby Facchinetti, ottenendo però molti consensi dalla critica grazie alla sua interpretazione a cavallo tra Brecht e Piazzolla. L’ultima partecipazione risale al 2007 con la canzone scritta da Giorgio Faletti The show must go on, motivo dalle atmosfere gospel che parla delle frustrazione degli artisti falliti e che conferma ancora una volta la sua forza interpretativa.
Milva icona gay
La diva rosso fuoco dalla voce scura e spigolosa, interprete eclettica e sopraffina che nel corso della sua carriera ha cambiato molte anime passando da Brecht a Battiato, è da sempre una delle icone indiscusse del mondo gay.
Dive di Sanremo: Patty Pravo
L’iconica e stilosa diva è senza dubbio una delle regine indiscusse del Festival di Sanremo, e le sue partecipazioni sono sempre state accolte con favore dal pubblico, grazie soprattutto al suo fascino magnetico e ad una voce personalissima e prepotente. Ad oggi ha all’attivo ben 9 partecipazioni al festival e la prossima che la vedrà duettare con Briga in Un po’ come la vita sarà, appunto, la decima.
Debutta nel 1970 con La spada nel cuore, brano alla cui genesi avrebbe contribuito anche Lucio Battisti, e abbinata a Little Tony ottiene il quarto posto e un premio per la miglior interpretazione assegnato dai giornalisti. Ci torna poi due volte negli anni ’80: nel 1984, convinta da Caterina Caselli, si presenta magrissima ed eterea con Per una bambola, motivo coraggioso e sperimentale, che le permette di sfruttare al meglio le possibilità offerte dalla scena grazie ad un vestito e a un’acconciatura dal carattere orientale e futuristico. Nel 1987 ottiene il ventesimo posto con Pigramente signora e viene colpita dallo sconforto per un’accusa di plagio: una radio privata pesarese scopre infatti che la sua canzone è sostanzialmente identica a To the morning del cantautore americano Dan Fogelberg.
Due partecipazioni anche negli anni ’90: nel 1995 si classifica all’ultimo posto con I giorni dell’armonia, canzone sofisticata e preziosa e vocalmente impegnativa, ma forse poco adatta al festival. Nel 1997 ottiene un rilancio esplosivo con il brano scritto da Vasco Rossi E dimmi che non vuoi morire: grazie ad una performance di gran classe e ad una bella melodia struggente ottiene il premio delle critica.
Dopo cinque anni di assenza, nel 2002 ritorna in gara con l’affascinante L’immenso, composizione poco accessibile per la platea sanremese, che catapulta l’ascoltatore nel paradiso sonoro dell’artista, carico di sensualità raffinata. Nel 2009 si rivolge ad una persona che non c’è più con la malinconica E io verrò un giorno là, piccolo capolavoro che però non riesce ad emergere a causa di un’interpretazione vocale incerta.
Torna al festival anche nel 2011 con Il vento e le rose, ballad un po’ sottotono e forse poco adatta alla sua vocalità, e nel 2016 ottenendo il sesto posto e un buon successo di pubblico e critica con la melodiosa Cieli immensi, carica di rara suggestione e cucitole addosso da Fortunato Zampaglione.
Patty Pravo pro-famiglie rainbow
Durante le serate del festival appoggia l’iniziativa #SanremoArcobaleno indossando un nastro rainbow a sostegno delle unioni civili e nel video che promuoverà poi il brano c’è pure una coppia gay. Patty è da sempre affine alla comunità LGBT e in un’intervista di Gay.it del 2016 alla domanda «È giusto che a Sanremo si parli anche di diritti civili?» rispode : «È giusto che una donna possa adottare un figlio. Ho due amici uomini che vivono insieme a New York, hanno due bambini incredibili che parlano 3 lingue diverse, anche se non mi sognerei mai di cantare di politica».
Dive di Sanremo: Marcella Bella
La cantante siciliana dalla voce sensuale e passionale ha all’attivo 8 partecipazioni al Festival di Sanremo. Debutta nel 1972 classificandosi al settimo posto con quello che diventerà poi il suo cavallo di battaglia Montagne verdi, scritta dal fratello Gianni con Giancarlo Bigazzi. Il brano, che appoggia su sonorità e aperture melodiche ben congeniate, le permette di proporsi con gesti studiati e un modo di apparire candido e frizzante allo stesso tempo.
Torna all’Ariston soltanto 9 anni dopo, nel 1981, e ottiene un nono posto con la canzone Pensa per te, motivo leggero con riferimenti culinari. «Il limone non ci va sul pesce… scotta la banana flambé» grida lei durante la preparazione della cena organizzata dal suo lui per portarsela a letto dopo qualche bicchierino di troppo.
Partecipa nuovamente al “festival delle dive” del 1986, dove si scontra con le rivali Oxa, Rettore, Bertè e Fiordaliso riuscendo però ad avere la meglio. Si classifica infatti al terzo posto con l’intensa ballad Senza un briciolo di testa che le permette di giocare con la sua bella voce.
Torna anche nei due anni successivi. Nel 1987 ottiene il sesto posto con Tanti auguri, brano che si mormora fosse scritto anche da Gino Paoli, che però non ha potuto firmarlo in quanto legato ad un’etichetta concorrente. Nel 1988 ottiene il quarto posto con la bella melodia di Dopo la tempesta”, canzone scritta dal fratello Gianni con Alberto Salerno, il cui testo gioca con i doppi sensi descrivendo l’amore nella parte più carnale: “Gli schiaffi presi e poi ridati, bicchieri frantumati […] Ma dopo la tempesta è quiete di te ho di nuovo sete”. Dopo un anno di pausa si ripresenta a Sanremo nel 1990 in coppia col fratello e Verso l’ignoto, brano melodico e sanremese.
La rivedremo in gara alla kermesse soltanto 15 anni dopo, nel 2005, inserita nella categoria classic del festival di Paolo Bonolis, presenta la provocante Uomo bastardo, ma la partecipazione sarà ricordata più che per la scritta trash sul posteriore dell’abito che per la bellezza del brano. Torna a duettare con il fratello due anni dopo, nel 2007, attualmente la sua ultima partecipazione al festival. I fratelli presentano la classica Forever per sempre, e polemizzano con la giuria di qualità dopo l’assegnazione di voti pochi gratificanti.
Marcella Bella regina degli omosessuali
In un’intervista rilasciata a Gay.it due anni fa Marcella dichiara di essere “la regina dei gay”, definendoli “molto più sensibili degli eterosessuali” e alla domanda «È favorevole alle adozioni gay e alla legge Cirinnà?» risponde: «Sono favorevole, soprattutto se penso ai nuovi metodi di concepimento. Mi piace l’idea di dare un’opportunità ad un bambino meno fortunato e sono convinta che anche due persone dello stesso sesso possano essere dei buoni genitori. In fondo i piccoli hanno bisogno solo d’amore. Le legge Cirinnà mi piace e mi sembra così assurdo fare tutte queste distinzioni. Tutti devono avere gli stessi diritti».
Dive di Sanremo: Nada
L’antidiva livornese, ora grande esponente del rock alternative italiano, finora ha all’attivo 7 partecipazioni al festival della canzone italiana. Scoperta da Franco Migliacci, debutta alla kermesse nel 1969 con quello che diventerà poi il brano più celebre della sua discografia Ma che freddo fa classificandosi al quinto posto.
Ci torna poi per tre anni consecutivi: nel 1970 in coppia con Rosalino (Ron) e il brano Pà diglielo a mà (7° posto), vince nel 1971 nella doppia versione con Nicola Di Bari e il brano melodico e tradizionale Il cuore è uno zingaro, dove propone comunque un’interpretazione decisa e per la prima volta si cimenta con un genere meno moderno rispetto lo standard del tempo. Agguanta poi il podio anche l’anno successivo, nel 1971, dove propone la canzone Il re di denari, classificandosi al terzo posto. Si rivede al festival solamente 16 anni dopo, nel 1987, dove si propone con il brano Bolero, canzone dalla struttura particolare e forse poco orecchiabile per il palco dell’Ariston e con il suo look sbarazzino e un atteggiamento rock si classifica all’ultimo posto.
Dopo un silenzio artistico durato qualche anno, si ripresenta alla kermesse nel 1999 classificandosi al decimo posto con il brano di chiara matrice cantautorale Guardami negli occhi, ballad dall’animo rock e dall’andamento affascinante, che presenta dei versi passionali e crudi. Versi come “Non sento più le lacrime” e “Ho impacchettato tutto e bruciato nel fuoco e ci ho ballato intorno, ti sembra poco” invocano la voglia di un rapporto più forte e di un cambiamento totale. Torna per l’ultima volta nel 2007 con la stralunata e ipnotica Luna in piena, brano che conferma la raggiunta maturità espressiva e un’ispirata e originale vena creativa. Nada tornerà quest’anno sul palco di Sanremo per accompagnare Motta nella serata dei duetti.
Nada per la “libertà di essere”
In un’intervista del 2004 di Gay.it, alla domanda «Cosa pensi del gay pride?» la rocker livornese risponde «Ognuno, senza dar fastidio a nessuno, deve fare quello che vuole. Ognuno si sceglie con libertà come essere. Mi danno fastidio le differenze, persino tra uomo e donna, uno è un essere umano, poi se è gay o meno non è importante».
Fonte: Festival di Sanremo – Almanacco illustrato della canzone italiana di Eddy Anselmi
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