Se si pensa a dei figli all’interno di una rainbow family italiana si immaginano gli avvocati, le carte bollate e la speranza di imbattersi in giudici progressisti perché il sindaco di turno rifiuta la trascrizione dell’atto di nascita invocando il vuoto legislativo del nostro inerte Parlamento. Un altro pensiero (rectius, incubo) materializza davanti a noi il Sig. Alfano, il quale portò i suoi voti in dote alla legge sulle unioni civili solo dopo la cancellazione del diritto all’adozione del figlio del partner.
Eppure, in questo strano paese, capita anche che un ragazzo a cui piacciono i ragazzi, ma che al momento non ne ha uno, possa validamente adottare un figlio. Ma Alfano lo sapeva? Siccome questa storia è un elogio all’amore e il protagonista è candidabile al Premio Nobel per l’altruismo, lasciamo da parte la polemica (se non altro per qualche riga).
Luca è napoletano e nella sua città si è laureato ben due volte perché la passione è per i beni culturali, ma la vocazione è per l’educazione. Così nel 2007 fonda la ONLUS A ruota libera per coltivare il talento di chi è nato con una disabilità. È in questo contesto che rompe ogni distanza con ciò che è considerato diversità, trasformando la sua routine quotidiana in piccole pillole di umanità. Nel poco tempo libero che la sua missione gli concede, conosce un tipo che ben presto diventa il tipo con cui nasce una storia che è tutto fuorché banale. Il suo lavoro però non lo lascia un attimo, mentre quella relazione non dura il tempo di pensare che possa davvero diventare qualcosa di speciale. Volta pagina alla sua maniera: nel giorno del suo compleanno decide di regalarsi l’iscrizione nel registro degli affidi; è il primo della lista ed è lui a inaugurarne le iscrizioni a inizio 2017.
A prevedere il registro è una lontana legge del 1984 che, oltre alla disciplina generale delle adozioni, individua le «adozioni in casi particolari»; tra le tante lettere che descrivono le differenti situazioni particolari c’è la c) con cui il legislatore affronta il caso in cui il minore sia una «persona handicappata» e contemporaneamente «orfano di padre e madre». Il legislatore stabilisce che in tal caso gli adottanti non debbano essere per forza «coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni», ma apre «anche a chi non è coniugato».
Non passano nemmeno sei mesi dall’iscrizione nel registro che Luca viene contattato dai servizi sociali che gli presentano Alba, affetta dalla sindrome di Down e rifiutata da trenta famiglie. Luca aveva sbarrato tutte le caselle che all’atto della domanda individuavano le diverse disabilità, era conscio che si sarebbe potuto trovare di fronte di tutto, lui trova Alba e se la porta a casa.
La vita è stravolta dall’indescrivibile felicità di sentirsi famiglia, ma non possono non mancare le difficoltà quotidiane perché, alla già complessa gestione della sua vita lavorativa, si mescola la nuova dimensione familiare che è tutta caricata sopra le sue spalle.
Chissà quante volte al giorno Luca ripensa se la sua sia stata la scelta giusta, chissà quante volte si domanda come sarà il futuro di Alba quando lui avrà un’età tale da avere bisogno di sostegno. Adesso però c’è il presente e Luca vede solo una figlia che cresce giorno dopo giorno, se la immagina cantare a teatro e in macchina che freme per essere accompagnata a danza. “Qua c’è posto” come speranza che la famiglia si allarghi presto, perché gestire le difficoltà in due darebbe una forza senza pari. È davvero strano questo nostro paese che concede diritti a chi ne è escluso solo quando la cerchia di chi ne gode viene meno al dovere di umanità.
Questa storia è diventata un libro, un volume di confronto tra due padri che hanno in comune solo il nome e in Nata per te splende tutto l’amore che un padre può avere verso sua figlia:
Qualche minuto prima che il sole sorga, Luca prende Alba e la porta alla finestra per farle vedere l’inizio della vita. Spalanca le persiane, l’aria nuova ripulisce la stanza dalle paure della notte. Il primo raggio di luce si arrampica sulla vetta della montagna e a Luca viene in mente la storia di un gigante scalatore che vuole arrivare al cielo. Pensa che dovrebbe scriverla per raccontarla al suo nuovo amore; per il momento si accontenta di bisbigliarle una canzone all’orecchio mentre la culla.
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8 thoughts on “Eteroadozioni, purché le accettino”