A partire da ieri, è entrato nelle tendenze di Twitter l’hashtag No Nut November, una challenge sul non avere orgasmi per un mese.
La No Nut November, è, per l’appunto una sfida che consiste nel non eiaculare (to nut) per l’intero mese di novembre. Il fenomeno ha avuto origine nel 2011, quando un utente ha inserito il termine nello Urban Dictionary. La No Nut November Challenge, però, ha iniziato a prendere piede sul web nel 2017, quando Reddit ha creato un canale dedicato ad essa.
Le regola per partecipare alla sfida è molto semplice: ai partecipanti non è consentito eiaculare. Questo significa non avere rapporti di nessun tipo, ma anche non potersi masturbare, né avere polluzioni notturne.
In alcune versioni meno restrittive, la challenge consente di guardare porno e permette di sgarrare in tre modi. In questa sfida facilitata, infatti, si può avere un orgasmo da rapporti sessuali, tre attraverso la masturbazione o uno per polluzioni notturne.
Nonostante sia nata con intenti satirici, diversi partecipanti alla No Nut November Challenge dicono di aver trovato benefici nell’astinenza. I giocatori sostengono, infatti, di avere più chiarezza mentale, energia fisica e forza in palestra.
Come ricompensa al mese di astinenza, infine, si potrà accedere alla D*ck Destroy December. Questa seconda sfida consiste nel masturbarsi un numero giornaliero di volte pari a quello indicato sul calendario. Si arriva così a ben 496 sessioni masturbatorie totali nel mese, da qui il termine destroy, distruggere.
Perplessità sulla No Nut Challenge
Il fenomeno della No Nut November Challenge ha subito numerose critiche da parte del mondo della scienza. Secondo uno studio di Harvard del 2014, infatti, eiaculare 21 volte in un mese ridurrebbe sensibilmente il rischio di cancro alla prostata. Portare regolarmente il flusso sanguigno al pene, inoltre, ridurrebbe i rischi di impotenza in età avanzata.
Gli studi hanno anche trovato legami tra l’eiaculazione e il miglioramento della memoria, il sonno più profondo, il miglioramento della funzione delle cellule immunitarie e la diminuzione dell’infiammazione.
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