Con 154 voti favorevoli e 131 contrari, il Senato ha votato a favore della “tagliola” sul ddl Zan, vale a dire il non passaggio all’esame degli articoli del provvedimento, proposto da Lega e Fratelli d’Italia. Finisce così con un nulla di fatto il tentativo dell’ex maggioranza di riconoscere agli italiani LGBT+, oltre che alle donne e alle persone disabili, una legge di civiltà.
Complice della disfatta il voto segreto, che ha permesso a qualche senatore o senatrice dei partiti che alla Camera avevano promosso la legge di farla morire senza nemmeno passare agli emendamenti. Nelle prossime ore saranno inevitabili le accuse reciproche tra Italia Viva e i partiti di centro-sinistra. Se i renziani accusano il PD di non aver voluto cercare una mediazione prima del ritorno in aula, i dem, insieme al M5S e LeU, accusano Italia Viva di non aver voluto appoggiare il testo concordato in commissione giustizia e poi in aula alla Camera, frutto di anni di lavoro.
Si respira delusione anche in Forza Italia, dove il deputato Elio Vito ha contestato la decisione della capogruppo al Senato Anna Maria Bernini di votare la tagliola, accusandola di rainbow washing e dimettendosi da responsabile del Dipartimento Difesa e sicurezza dal partito, in segno di protesta.
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