Lo scorso Venerdì, in Emilia-Romagna, è avvenuto l’ennesimo caso di omotransfobia che conferma il trend negativo di questo 2021. Un ragazzo di 22 anni è stato aggredito in discoteca, dopo delle effusioni amorose con un altro ragazzo.
«Sono un ragazzo gay – spiega il 22enne al sito CesenaToday – ho sempre pensato che non fosse importante dover specificare il mio orientamento sessuale, perché ho sempre faticato a credere che proprio il mio orientamento sessuale potesse diventare motivo di dibattito».
«Ci tengo a premettere che sono dichiarato dall’età di 14 anni, e in questi 8 anni ho subito discriminazioni continue a causa del mio orientamento sessuale e del mio abbigliamento poco conforme all’idea di mascolinità tipica del nostro paese – sottolinea – Ho imparato a convivere con la consapevolezza che molte persone mi considerassero diverso, abituandomi a chi mi fissa con aria schifata per la strada, abituato a sentirmi minacciato, preso in giro, deriso. La parola “frocio” urlata da qualche omofobo mentre passeggio con i miei amici ha addirittura smesso di darmi fastidio, perché tanto alla fine ci si abitua a tutto no? Eppure non pensavo di arrivare al punto in cui passeggiare per la strada, fare una serata fuori, potesse addirittura farmi paura».
L’aggressione al locale
Il fatto è avvenuto lo scorso Venerdì sera a Cesenatico, presso un discobar. «Mi sono preparato e ho deciso di festeggiare la notte rosa con due amiche a Cesenatico, al Molo 9cinque – racconta la vittima – Siamo arrivati al locale alle 23.30 circa, felici di poter passare una serata fra la gente, come non si poteva fare da molto tempo. Stavo ballando con un ragazzo e ci siamo scambiati qualche bacio, come le tante altre coppie etero che erano presenti. Eppure il nostro momento viene interrotto, quando sento un forte pugno colpirmi il viso e poi lo stomaco».
Ed è questo il momento dell’attacco. Quello in cui, il povero ragazzo, non riesce a capire da dove stia arrivando il colpo sferratogli. «Io, istintivamente, mi guardo intorno per capire da dove potesse essere arrivato – continua a raccontare il giovane – considerando che comunque in pista era presente molta gente, ma non faccio nemmeno in tempo a guardarmi intorno che mi arriva un secondo pugno in faccia che mi fa cadere gli occhiali da vista, abbastanza forte da piegare una delle aste dei miei occhiali».
L’indifferenza generale e un secondo spiacevole incidente
Oltre, purtroppo, alla grande indifferenza in cui si è svolto lo spiacevole evento, i guai non sembrano essere finiti. Infatti, nonostante l’intervento della sicurezza, l’autore del pestaggio non sembra essere stato preso. Ma non solo. Infatti, poco dopo, il ragazzo, in preda al nervosismo, fa cadere un bicchiere addosso alla persona sbagliata.
«Faccio cadere un bicchiere con del ghiaccio a terra che bagna appena la maglietta di un altro ragazzo – racconta – Anche lui, dichiaratamente omofobo, trova un pretesto per darmi contro e quindi decido di uscire dal locale. Quest’ultimo ragazzo, però, decide di seguirmi fuori convinto che io abbia bisogno di una lezione. Ed è qui che io rimango ancora più scioccato e sconvolto. Nonostante io continuassi a ripetergli che ero stato appena aggredito all’interno del locale e gli avessi chiesto scusa per il bicchiere rovesciato, lui continuava ad insultarmi, supportato dal suo gruppo di amici che mi derideva e mi urlava insulti omofobi. A quel punto, non sentendomi sicuro in quanto il ragazzo aveva detto chiaramente alla mia amica che voleva farmi male e non avrebbe sentito ragioni, ho deciso di rivolgermi alle 3.54 ai carabinieri».
«Premetto che la chiamata è durata ben 7 minuti – racconta – nei quali ho praticamente dovuto cercare di convincere i carabinieri del fatto che avevo bisogno immediato di una pattuglia, in seguito ad un’aggressione fisica. Pattuglia che però non è mai arrivata. Cerco di descrivere bene la situazione. Una trentina di persone fuori da un locale, un gruppo di ragazzi che mi minaccia e mi chiama “frocio”, io che chiamo le forze dell’ordine fra gli insulti della gente e una delle mie amiche che rimane coinvolta in uno scontro fisico con il mio aggressore nel tentativo di difendermi. In tutto questo tempo, io ero al telefono che cercavo immediato intervento. Mi sono state fatte diverse domande, mi è stato chiesto se fossi da solo, se potessi allontanarmi da lì, e mi è stato ripetuto più volte di andare in direzione del Gambero Rosso e aspettare una pattuglia».
La chiamata al 112 non avrebbe dunque alcun effetto. Questo probabilmente perché, secondo le ipotesi di CesenaToday, il soccorritore al telefono aveva già constatato che il ragazzo fosse fuori dal locale e, dunque, non in una situazione di pericolo immediato. Una cobstatazione che non trova d’accordo la vittima, che davanti a un’aggressione non si è sentita tutelata.
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