Quando, nell’acceso dibattito degli ultimi giorni, sembrava ormai certo che Italia Viva avrebbe presentato degli emendamenti al ddl Zan al Senato, arriva l’inaspettata dichiarazione di Matteo Renzi, che anticipa che non saranno presentate proposte di modifica all’attuale testo da parte dei senatori e delle senatrici del proprio partito.
L’ex premier ha fatto questa rivelazione in occasione di una videointervista per Repubblica. «Quali sono gli articoli in discussione? L’art. 1, l’art. 4 e l’art.7, essenzialmente gender e scuola – ha ricordato – Se su questi punti si trova un punto di equilibrio, la legge passa in un quarto d’ora. Se su questi punti non ci sono accordi, ci saranno degli emendamenti. Questi emendamenti non sono presentati da Italia Viva, ma saranno sicuramente presentati da altre forze politiche, di destra e non soltanto di destra». Pochi istanti dopo, su domanda diretta del giornalista Concetto Vecchio – forse stupito da tale dichiarazione – Renzi ha ribadito: «Noi al momento non abbiamo presentato emendamenti, l’abbiamo votata e continueremo a farlo».
Il leader di Italia Viva sostiene che non sia soltanto la destra a voler apportare delle modifiche al disegno di legge. «Non so se voi avete sentito cosa ha detto Julia Unterberger, capogruppo delle Autonomie, storica sostenitrice di Conte, donna di sinistra e femminista – ha detto – Sull’identità di genere e sulla scuola proviamo a trovare un accordo. Ce lo chiede Arcilesbica, ce lo chiede Se Non Ora Quando, ce lo chiedono le femministe di sinistra. Lo facciamo l’accordo oppure, pur di accontentare la bandierina ideologica del PD mandiamo a carte 48 la legge?».
Al contrario di quanto sostengono gli altri gruppi dell’ex maggioranza – PD, M5S e LeU – che vorrebbero approvare la legge così com’è, secondo Renzi mancherebbero i numeri per evitare ulteriori compromessi e rispedire il provvedimento alla Camera. «Basta conoscere il Parlamento – ha affermato il politico fiorentino – Siete stati mesi a dire che Conte aveva i numeri e io vi dicevo “guardate che i numeri non ci sono”. Bisogna un po’ conoscerle le cose. Ma questa è arroganza… Sì, chiamatela arroganza, chiamatela come volete. Il punto è che la politica è per persone che la conoscono, non per gli influencer che mettono il post carino “ddl Zan” e manco l’hanno letto».
Italia Viva voterà il testo del ddl Zan così com’è?
Ad oggi, risulta incredibile che i senatori di Italia Viva facciano dietrofront e respingano tutti gli emendamenti che verranno votati al Senato. Non possiamo sapere come andrà, ma è impensabile che si opporranno alle modifiche degli articoli 1, 3 e 7, qualora esse saranno poste, sostanzialmente, nella forma da loro auspicata. Renzi ha detto che Italia Viva non presenterà emendamenti, ma non che non voterà a favore di quelli altrui.
C’è poi l’incognita del voto segreto e se il ddl Zan dovesse uscirne illeso significherebbe che il centrosinistra aveva ragione e che Italia Viva sbagliava: in un mondo ideale il partito di Renzi dovrebbe solo essere contento di aver garantito più tutele, ma nel mondo reale è uno scenario da scongiurare per chi ama dire “ve lo avevo detto”. Però, in questi casi, si spera sempre di essere sorpresi in positivo.
Diverse inesattezze nelle dichiarazioni di Matteo Renzi
Vanno sottolineati alcuni punti non proprio limpidi all’interno delle affermazioni del leader di Italia Viva. Innanzitutto c’è un problema di terminologia. Sappiamo bene che le parole hanno un peso, non a caso quella che per taluni è la “gestazione per altri” per altri è volgarmente una “compravendita di bambini” o un “utero in affitto”. Per questo motivo, usare – magari per essere sintetici – espressioni come “gender” o “teoria del gender” (come ha fatto in un’altra intervista odierna) è pericoloso. È lo stesso linguaggio usato da Giorgia Meloni per provocare preoccupazione tra i genitori di bambini che frequentano le scuole. “Gender” non significa nulla, non sa darne un significato nemmeno la stessa leader di Fratelli d’Italia, e la “teoria gender” non esiste, come hanno spiegato in passato alcuni psicologi.
Se quella della terminologia può apparire una questione di pura forma, ci sono altre inesattezze di sostanza. Innanzitutto, non è vero che con la mediazione «la legge passa in un quarto d’ora». A otto mesi dall’approvazione alla Camera, in Senato un punto di incontro non è stato trovato: se Italia Viva vuole porgere la mano alla Lega proponendo alcune modifiche, questa vuole acciuffare tutto il braccio e andare oltre agli articoli citati da Renzi. Ma, anche fosse come dice il senatore, la legge dovrebbe tornare alla Camera, dove non sarebbero sorprendenti nuove strategie ostruzionistiche dalle destre.
Non è poi vero che le femministe di sinistra siano per la modifica del testo, ma si tratta di una minoranza di esse, ovvero coloro che aderiscono al movimento “gender critical”, in aperto conflitto con l’attivismo trans. Completamente falso è, infine, che Italia Viva non abbia presentato alcun emendamento. Lo ha fatto alla Camera dopo un lungo lavoro di mediazione con il centrosinistra e Forza Italia e, tra tali emendamenti, vi è l’aggiunta dell’art. 1 (nel quale appare la definizione di “identità di genere”), che ora invece il partito di Renzi vorrebbe rimuovere, come se il ddl Zan fosse una sorta di tela di Penelope.
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