La libertà di espressione – o presunta tale – è un tema molto caro alla Lega quando si tratta di dire le peggiori nefandezze sulle minoranze, come ci ha ricordato qualche giorno fa il buon Fedez. Ma se tale diritto lo si esercita nel dire che le loro opinioni sono fondate su una cultura eterocispatriarcale, allora si crea un corto circuito in cui non va bene un ddl che punisce chi istiga alla discriminazione perché sarebbe liberticida, ma non si può ritenere che un’opinione sia di natura omofobica. Lo sa bene Costantino della Gherardesca che, ospite nella puntata di ieri di Piazza Pulita, si è sentito dire da Susanna Ceccardi – candidata presidente alle ultime elezioni regionali in Toscana – di poter essere querelato per le proprie idee sulla Lega.
A proposito del ddl Zan, il conduttore di Pechino Express aveva affermato che «c’è una quantità gigantesca di suicidi tra adolescenti omosessuali, di cui non parlano giustamente i giornali per paura di avere comportamenti imitativi in società». Della Gherardesca si era poi chiesto «come facciano le simpaticissime persone della Lega ad essere contrarie a una legge che tuteli e che dia delle aggravanti a chi compie violenze nei loro confronti», sottolineando che queste «leggi ci sono in tutti i Paesi europei eccetto Italia, Polonia e Ungheria».
A quel punto, Ceccardi ha sfoderato l’antica arma dell’amico gay. No, non quello della nota canzone di Anna Tatangelo, ma colui che è capogruppo della Lega a Viareggio. «Mi ha detto che è contrario perché è portata avanti dalle associazioni gay di sinistra – ha rivelato l’europarlamentare – Perché è una legge che va a modificare l’impianto della Legge Mancino creando un’aggravante sui reati d’opinione». Una doppia fake news, nel momento che associazioni e gruppi con un orientamento politico di centro-destra come GayLib Italia e Arcobaleni Non Conformi sono favorevoli al ddl Zan, oltre al fatto che la nuova norma non preveda (a differenza di quanto succede per l’odio per motivi etnici) il reato di propaganda.
«L’omofobia è radicata nella vostra, diciamo, cultura» ha replicato Costantino, ricevendo come risposta che quanto detto «è offensivo e anche passibile di querela» in quanto, secondo Ceccardi, sarebbe una calunnia. «Non credo che mi puoi querelare per questo» ha detto stupito il conduttore, forse pensando ad alcune vecchie dichiarazioni della sua interlocutrice.
Ricordiamo, infatti, che nel 2016 l’eurodeputata leghista si rifiutò di celebrare l’unione civile di una coppia dello stesso sesso, sostenendo che «il registrucolo degli amanti omosessuali è un’invasione di campo ideologica in vista del mutamento del concetto di famiglia». Forse oggi avrà cambiato idea sulle tanto osteggiate unioni civili (si sarà accorta che le famiglie tradizionali non si sono ancora estinte), ma lo scorso anno ebbe l’idea di solidarizzare con un educatore vittima di discriminazione omofobica, affermando di aver subito anche lei «tanti attacchi per non essermi allineata a certi schemi». Ceccardi fece dunque un parallelismo tra le «posizioni politiche» e le «scelte affettive» della vittima di odio, come se si potesse decidere il proprio orientamento sessuale a piacimento.
Quelle frasi Ceccardi le potrà ripetere anche qualora passasse la Legge Zan, ma fa sorridere che secondo qualcuno si possa esercitare la libertà d’opinione per sentenziare sulle famiglie degli altri ma non si possa fare altrettanto quando si definisce ciò omofobo. Se quella contro l’omotransfobia è una legge bavaglio, come possiamo allora definire un’eventuale querela nei confronti di chi sostiene il tuo pensiero frutto di una cultura omofoba?
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