Trovare casa in una nuova città è sempre un compito molto impegnativo, ma può diventare un’Odissea nel caso in cui si è visibilmente una persona LGBT+. Lo sa bene Fabiana Gelsomino, che è alla ricerca di un appartamento in affitto a Pescara da un mese senza successo. Nonostante possegga un contratto di lavoro e delle referenze, la 30enne originaria di Manfredonia, in provincia di Foggia, riceve puntualmente delle motivazioni poco credibili per cui le viene negato l’affitto, fino a farle venire il sospetto che il motivo sia nella sua identità di genere.
«Vado in agenzia, trovo alcune case e va tutto bene – racconta Fabiana in un post – Alla fine però poi escono solo problemi, che non vi sto ad elencare perché sono problemi inesistenti. Io mi faccio coraggio e penso che il problema nel 2021 non sia il fatto che io sia una ragazza transgender, perché questo non è un mistero».
La 30enne parla poi di un caso in cui il suo sospetto si è concretizzato. «Stamattina vedo un appartamento con un’amica in centro a Pescara con un affitto anche abbastanza alto – afferma – La casa mi è subito piaciuta». Fin quando a parlare è l’amica di Fabiana va tutto bene, ma quando è lei a fare delle domande l’uomo la inizia a guardarla con sospetto. «Ci dice che l’appartamento è disponibile – spiega la 30enne – e che aspettava una nostra risposta. Mi prendo qualche ora di tempo per decidere bene».
Quando, poco dopo, Fabiana richiama l’uomo, la risposta è che l’appartamento è stato improvvisamente affittato. «Io che sono molto diretta gli chiedo subito quale sia il problema e lui mi fa capire nettamente che il problema sono io» rivela la ragazza. «Io sono una donna di trent’anni e chi mi conosce sa che persona leale sono – sottolinea la vittima di questo episodio di discriminazione – Però questa transfobia esiste e ancora una volta l’ho provata sulla mia pelle. Vi posso assicurare che non è una bella sensazione. Io non mi arrendo e vado avanti, ma tutto questo mi fa schifo e mi fa letteralmente venir voglia di abbandonare l’Italia».
Oltre ai tanti messaggi di solidarietà sotto ai post Facebook che hanno riportato la notizia, sono arrivati anche dei commenti che hanno aggiunto ulteriore discriminazione. Tra questi alcune allusioni sulla ricerca di visibilità e il fatto che Fabiana potrebbe essere una sex worker, supposizione che si rifà a un cliché e che non giustificherebbe l’accaduto, oltre a essere stato smentito da lei stessa in un video.
Trovare un appartamento quando sei una persona LGBT+
Alcuni mesi fa una concittadina queer di Fabiana ha avuto le medesime difficoltà a cercare casa a Manfredonia, nonostante avesse tutte le garanzie per il pagamento dell’affitto. Un episodio simile, è avvenuto recentemente anche a Pescia, in provincia di Pistoia, dove unə attivista trans si è vistə rifiutare l’immobile da parte dei figli della proprietaria con la giustificazione dell’anzianità della donna. Non va meglio ai ragazzi gay e alle ragazze lesbiche come dimostrano i recenti casi di Caserta e Milano. E quando va bene con gli affittuari, non è detto che vada altrettanto bene con i vicini.
Quando sentiamo questi episodi di discriminazione non possiamo non pensare alle incommentabili motivazioni contro il ddl Zan portate in Aula alla Camera dal deputato leghista Alessandro Pagano che, tra gli esempi di casi in cui la legge contro l’omotransfobia potrebbe risultare liberticita, ha citato proprio quello in cui «affitti casa a una studentessa e ti arriva un transessuale (sic!)». Ma l’onorevole Pagano, così come tutti gli altri suoi compagni di partito che in questi giorni stanno bloccando la Legge Zan al Senato con delle forzature anti-democratiche, non capiranno mai cosa si prova a essere discriminati per la propria identità. Quello è un destino che è stato riservato a Fabiana e a tante persone LGBT+ che aspettano una legge che le tuteli da un quarto di secolo.
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