Ha fatto molto discutere ed è stato molto criticato il responsum pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede in cui esplicitamente si nega la possibilità di benedizione, da parte della Chiesa, delle coppie dello stesso sesso. Nulla che non sia un riaffermare quanto già si sapeva, ma che comunque lascia dispiacere e amaro in bocca, specialmente in chi nei cambiamenti da parte della Chiesa ci sperava o spera realmente.
La decisione della Congregazione però è finita per non piacere anche a teologi e persino a chi ricopre ruoli di notevole importanza all’interno della Chiesa. È il caso del vescovo di Anversa, Johan Bonny, che si è pubblicamente scusato per le posizioni prese dal Vaticano in merito all’omosessualità. In un editoriale pubblicato sul quotidiano fiammingo De Standaard, l’uomo di fede ha espresso rammarico per l’ostinazione della Chiesa nel condannare l’omosessualità, per altro con parole quali «peccato» che invece non risulterebbero corrette perché utilizzabili quando «le persone agiscono consapevolmente in modo malvagio». Ciò però «non è né l’intenzione né il risultato dell’omosessualità». Il vescovo, riferendosi a chi è cattolico ma anche omosessuale, ha specificato come «il loro dolore a causa della Chiesa è il mio dolore».
A non aver preso bene la negazione alla benedizione sono stati anche circa 230 professori di teologia cattolica provenienti da Germania, Austria, Svizzera e Olanda. I teologi, in un documento in cui hanno preso le distanze, hanno parlato di un responsum «caratterizzato da un gesto paternalistico di superiorità e discrimina le persone omosessuali e il loro stile di vita».
Quanto si legge non ha bisogno di spiegazioni: «Prendiamo decisamente le distanze da questa posizione. Al contrario, assumiamo che la vita e l’amore delle coppie dello stesso sesso valgono davanti a Dio non meno della vita e dell’amore di tutte le altre coppie. In molte comunità, sacerdoti, diaconi e altri operatori e operatrici pastorali riconoscono le persone omosessuali, anche celebrando riti di benedizione per coppie dello stesso sesso e riflettendo sulle forme liturgiche appropriate di tali celebrazioni. Le riconosciamo espressamente come pratiche da valorizzare».
Per i teologi la nota esplicativa pubblicata dalla Congregazione pecca di «profondità teologica, comprensione ermeneutica e di rigore argomentativo. Se rilevanti conoscenze scientifiche vengono ignorate e non recepite, come accade nel documento, il Magistero mina la propria autorità».
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