Il consigliere leghista Gregorio Martinelli Da Silva è da ieri al centro delle polemiche per aver depositato una proposta in Consiglio comunale di Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze, per istituire la giornata del cattolico eterosessuale, in contrapposizione alla giornata nazionale contro l’omo-lesbo-bi-transfobia prevista dal disegno di legge Zan.
Nel provvedimento, Martinelli nega l’esistenza dell’omofobia, condanna i «comportamenti» omosessuali e reputa ingiusto che vengano puniti dalla legge «coloro i quali vedono le relazioni omosessuali come gravi depravazioni», esplicando evidentemente la sua (e non solo) interpretazione dell’hashtag #RestiamoLiberi lanciato dai detrattori del ddl contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo. «Sono stato vittima di molestie sessuali da parte di omosessuali – ha giurato Martinelli – con avance che spesso si sono tradotte in palpate, commenti ed altri tipi di aggressioni che ai tempi ritenevo simpatici ma ripensandoci ledevano nel mio intimo le mie libertà». Parole che hanno messo in grande imbarazzo persino il suo partito, che ha già preso le distanze.
Ma il consigliere bagnese non indietreggia di un passo, anzi oggi sul Tirreno è possibile leggere alcune sue nuove dichiarazioni. «Tutto ciò che ho scritto è scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica» afferma il 23enne laureato in Economia e Commercio, sostenendo che il ddl Zan sia un «trampolino di lancio per l’acquisizione di diritti per gli omosessuali come l’adozione o il matrimonio gay».
Pare che la Lega ricorrerà ai ripari espellendo Martinelli. Un atto apprezzabile, ma tardivo. Sono anni che gli esponenti del Carroccio si rendono protagonisti di uscite omotransfobiche all’interno delle istituzioni: sono questi gli interlocutori con cui discutere di una legge contro le violenze e le discriminazioni?
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