Da Milano al Cilento una linea della morte attraversa l’Italia: la transfobia è un’emergenza, basta guardare i numeri degli omicidi delle persone trans e confrontarli con quelli degli altri Paesi europei
Ogni 20 novembre in tutto il mondo si celebra il TDoR – Transgender Day of Remembrance, una giornata in cui si commemorano le vittime della transfobia e si promuove una corretta informazione sulle tematiche legate alle discriminazioni basate sull’identità di genere. Per questo motivo, il progetto di ricerca TvT – Transrespect versus Transphobia Worldwide presenta un report sulle persone trans uccise nell’ultimo anno.
L’ultimo rapporto del Trans Murder Monitoring project conta 350 vittime e conferma il triste primato del nostro Paese in Europa: anche quest’anno l’Italia è il Paese con il maggior numero di vittime dell’odio transfobico. Con 4 persone trans ammazzate tra il 1 ottobre 2019 e il 30 settembre 2020, nonostante il lungo lockdown di inizio anno, l’Italia precede la Russia, con due casi, e Francia, Spagna, Svezia, Finlandia e Azerbaigian, con un caso. A partire dal 1 gennaio 2008, data di inizio del monitoraggio, in Italia sono stati registrati 42 casi di omicidi ai danni di persone trans: sono più di un quarto dei casi totali del vecchio continente e poco meno della metà dei casi totali dei Paesi dell’Unione Europea.
Ma la transfobia non si ferma agli omicidi: le persone transgender sono anche oggetto di altri tipi di violenza e discriminazione. Nel progetto di monitoraggio effettuato all’interno della campagna de L’odio non è un’opinione, a cura di NEG Zone e ACQUE – Associazione per la Cultura QUEer, sono stati osservati 33 episodi di transfobia da inizio anno: si tratta solo della punta dell’iceberg, trattandosi dei soli casi emersi sui media e avendo escluso i numerosi messaggi di hate speech transfobico in rete.
Transfemminicidi e altri omicidi di matrice transfobica
Dalla Lombardia al Cilento, passando per tutto il versante tirreno, possiamo percorrere un drammatico tour delle morti a sfondo transfobico del 2020.
A Milano, Manuela De Cassia, sex worker di origini brasiliane, è stata ammazzata con decine di coltellate ed è poi stata lasciata in una pozza di sangue dal suo assassino identificato dopo poche ore. Ad Altopascio, nel lucchese, Eduarda Pinheiro Da Silva Filho, donna trans che viveva in una situazione di emargonazione, si è tolta la vita dandosi fuoco dopo aver ricevuto una notifica di sfratto; anche da morta è stata vittima di discriminazione: il direttore di un giornale locale le ha fatto volutamente misgendering.
A distanza di pochi mesi, a Roma sono stati rinvenuti i cadaveri di due donne transgender rimaste senza nome in due differenti luoghi della città: sulla sponda del Tevere e nel quartiere Tor Sapienza. Pochi giornali locali hanno raccontato la storia di un’altra vittima di origini paraguaiane, di cui non conosciamo il nome, che è stata trovata senza vita nella propria abitazione a Frosinone: ad oggi non abbiamo notizie sul motivo del decesso e sulla sua identità.
A Caivano, in provincia di Napoli, a morire a causa della transfobia è Maria Paola, una donna cisgender; suo fratello, che non accettava la sua relazione con un ragazzo trans di nome Ciro, ha causato l’incidente in cui ha perso la vita. Concludiamo questo terribile tour con un transfemminicidio avvenuto a Vallo della Lucania, in provincia di Salerno, dove la 66enne Francesca Galatro è stata ammazzata con una coltellata al cuore: il suo compagno ha confessato di essere l’autore dell’omicidio.
Aggressioni transfobiche
Violenti aggressioni, principalmente da parte del branco, sono avvenute in diverse città d’Italia. Tra le più cruente le due avvenute a Napoli. A giugno, Federica è stata colpita violentemente nelle scale del palazzo dove ha un appartamento, per poi essere discriminata dai propri condomini durante il soccorso e dal personale sanitario durante la degenza in ospedale, dove le sono stati messi 40 punti di sutura. Poi, a luglio, Tina è stata aggredita da una gang di ragazzi che l’hanno insultata per il suo aspetto e poi colpita con un bastone fino a farle perdere i sensi.
In un video diventato virale sui social lo scorso gennaio, si vedono due donne transgender prese a schiaffi e colpite violentemente con delle sedie da parte di un gruppo di uomini nel corso di una rissa nelle vicinanze di un locale di Sassari. Al porto di Catania, invece, una ragazza di nome Maria Vittoria è stata presa di mira per due volte in due giorni: in pronto soccorso, i medici hanno rilevato uno stato di ansia e i battiti cardiaci accelerati. A Roma, un ragazzo trans per la disperazione ha minacciato di buttarsi sui binari dopo aver subito un’aggressione transfobica a bordo di un treno. A Terni una 28enne trans è stata accoltellata all’addome nel proprio appartamento, mentre a Pordenone, in pieno lockdown, un’altra donna trans è stata aggredita in strada da uno sconosciuto, dopo aver ricevuto da questo degli insulti inerenti alla sua identità di genere.
Le violenze fisiche, che passano per le molestie e le minacce, sono poi molto frequenti tra le sex worker: da Cuneo a Controguerra (TE), passando per Roma, le aggressioni sono all’ordine del giorno e le vittime sono spesso donne a cui la società non ha dato alternative.
Altre forme di discriminazione
Insulti trasfobici, stalking, misgendering, discriminazioni a scuola, sul lavoro o durante la ricerca di un appartamento: sono solo alcune delle violenze a cui le persone trans sono esposte. Tra le più disgustose, ci sono le chiamate ricevute da Antonia Monopoli, attivista LGBT+ residente a Milano, da un uomo che le ha detto che gente come lei «dovrebbe andare a finire nei forni crematori». C’è anche il minorenne trans vittima di violenze da parte del padre a cui, nella comunità dove doveva trovare rifugio, è stato detto da alcuni operatori: «Nemmeno io avrei voluto un figlio come te, transessuale. I tuoi genitori hanno fatto bene».
A Storm, attivista transgender, è stato negato l’affitto di un appartamento per la sua identità di genere. Una discriminazione assurda, fuori dal tempo, ma che per qualcuno alla Camera rientrerebbe nella “libertà” del locatore. Nel corso dell’esame del ddl Zan, un esponente di Fratelli d’Italia ha fatto proprio l’esempio dell’affitto a una persona trans per indicare un’eventuale limitazione della libertà che verrebbe introdotta dalla legge contro l’omotransfobia. Un motivo in più per approvarla al più presto, educare alle differenze e mettere in moto una rivoluzione culturale.
Leggi anche:
-
Gli audio omofobi choc del primario e candidato sindaco per il centrodestra: «Tutti nel forno crematorio»
-
Onda Pride: oltre il milione a Roma, resistenza queer anche a Torino, Catania e Bergamo
-
La classifica dei Paesi UE più inclusivi per i professionisti LGBTQ+: tanta strada da fare per l’Italia
-
Inclusività nell’infinito: la NASA lancia una nuova bandiera arcobaleno cosmica
-
Guida pratica all’arte del bottoming
12 thoughts on “TDoR: dati alla mano, l’Italia è di gran lunga il Paese più transfobico d’Europa”
Comments are closed.