WE TRANS – L’inchiesta del Fatto Quotidiano Millennium con autogol in copertina

Quando nella notte tra l’11 e il 12 settembre moriva a Caivano (NA) Maria Paola Gaglione per mano di un fratello che non sopportava di vederla fidanzata con un ragazzo transessuale, nella redazione di FQ Millennium – magazine mensile de Il Fatto Quotidiano – nasceva l’idea dell’inchiesta uscita oggi: WE TRANS. L’abito non fa il monaco e le esigenze di pubblicazione sono imprescindibili per una rivista, ma la copertina del nuovo numero rivela come la sensibilità giornalistica verso il tema continui a rinnovarsi con una narrativa intrisa di scelte inopportune o sbagliate.

Come sottolineato durante la diretta Facebook di presentazione dell’inchiesta da Camilla Vivian, autrice del seguitissimo blog Mio figlio in rosa, a primo impatto emerge la scelta di colorare la copertina con la bandiera arcobaleno in luogo di quella trans, generando nel lettore medio una confusione tra identità di genere e orientamento sessuale. Tuttavia, un’operazione di educazione linguistica è proposta all’interno dall’articolo di Beatrice Manca che puntualizza sulla diversità delle locuzioni che si riferiscono al mondo LGBT+. Sempre la stessa Vivian, richiama la non inclusiva formula utilizzata nel sottotitolo «Perché l’Italia si divide sui transgender», invece che dare la preferenza a sulle persone transgender.

 

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Malgrado il giornalista moderatore della diretta Facebook, Mario Portanova, abbia segnalato l’esistenza di un “dizionario di redazione”, nella copertina appare un virgolettato riferimento al «corpo “sbagliato”», con Camilla Vivian a dover sottolineare come “l’errore non è nella persona che non si riconosce, l’errore sta nella società che attribuisce un genere alla persona semplicemente in base a degli organi genitali”. Infine, sempre nel sottotitolo si può leggere de «Le testimonianze di chi cambia sesso fra pregiudizi e ostacoli», come se il cambiamento fosse figlio di una libera opzione in mano a ciascuno di noi.

Nonostante la campagna #scrivibene, dunque, c’è ancora molto lavoro da portare avanti sotto il profilo della comunicazione, ma il reportage è senz’altro di livello. A dare voce ai diritti trans è soprattutto la giovane giornalista Giulia Zaccariello che ha incontrato le famiglie italiane con figli transgender. Dall’incontro ha potuto constatare in prima persona come spesso la felicità abbia superato il racconto dei problemi, come già narrato dalla nostra pagina nelle storie che hanno coinvolto minori a Genova o a Ravenna. Nell’inchiesta non manca uno sguardo verso il fronte opposto, quello che lotta per negare diritti: dal vasto movimento “no gender”, agli oppositori della legge contro l’omotransfobia recentemente approvata alla Camera dei deputati.

Se la forma continua a destare perplessità, il contenuto del lavoro giornalistico rappresenta un aggiornato spaccato sulla comunità LGBT+ italiana con una doverosa lente di ingrandimento verso la condizione delle persone transgender. NEG Zone non può che riconoscersi nelle parole per il lancio del numero pronunciate da Peter Gomez, Direttore di FQ Millennium, secondo cui questo è «un numero sulla libertà di essere sé stessi, o meglio, sulla libertà di provare a essere felici con se stessi perché le persone non vanno giudicate da quello che hanno in mezzo alle gambe, ma da quello che c’è più in su: cuore, anima e cervello».