Divisive come poche. È così che sono state queste presidenziali Usa. Il riferimento però, purtroppo, non è solo ai candidati ma anche ai cittadini americani. Nel Paese si respira un’aria pesante, e qui la colpa è stata in gran parte di Trump, colpevole di aver alimentato e non frenato i contrasti tra le parti che nei mesi scorsi si sono acuiti. Ed è forse per questa divisione così marcata che un numero record di cittadini – parliamo del 67% contro il 55% di 4 anni fa – si è recato alle urne per cercare di dare un contributo al candidato che più sentiva vicino.
Il largo ricorso ai voti postali, che storicamente sono in prevalenza democratici, non ha agevolato il conteggio veloce, ma primi importanti risultati ci sono e vedono in testa Joe Biden. Già per quasi tutta la giornata di ieri il democratico poteva vantare 238 grandi elettori, mentre Trump si era arrestato a 213. Ricordiamo che il sistema elettorale statunitense consente di scegliere il futuro presidente americano in maniera indiretta: gli elettori votando eleggono i cosiddetti “grandi elettori”, i quali poi eleggeranno un candidato piuttosto che un altro. La maggioranza da raggiungere è di 270 e Biden ci è sempre più vicino.
Registrando la vittoria in Wisconsin e Michigan l’ex vicepresidente ha raggiunto quota 264 elettori, mentre Trump resta ancorato ai 214. Manca davvero poco a Biden per vincere. Basterebbe la vittoria in Nevada, che gli darebbe 6 grandi elettori, per poter dire di aver raggiunto la maggioranza necessaria. Nulla è però ancora deciso: deve terminare il conteggio anche in Pennsylvania, North Carolina e Georgia, dove è l’attuale presidente ad essere in testa.
Che non sarebbe stato facile Trump lo aveva capito da svariato tempo e in un ceto senso ha dato sfogo ai suoi timori anche ieri, quando autoproclamandosi vincitore ha parlato di presunti brogli e di ricorrere alla Corte suprema.
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