Numerosi aggiornamenti ci giungono dalla situazione polacca circa l’oppressione delle persone LGBT+ nel Paese. Nella giornata di ieri, oltre 300.000 firme sono state consegnate nelle mani della commissaria per le pari opportunità Helena Dalli, al fine di richiedere l’abolizione delle famose zone LGBT-free esistenti in Polonia.
Nella petizione, lanciata da All Out, viene richiesta la condanna degli atti di violenza e discriminazione contro le persone LGBT e la sollecitazione delle autorità polacche ad adottare misure per proteggere la comunità LGBT+ e ad estendere le disposizioni ai crimini di odio motivati dall’orientamento psicosessuale e dall’identità di genere. Inoltre, al fine di celebrare l’avvenimento, sono state proiettate bandiere arcobaleno sull’edificio della Commissione europea a Bruxelles. La stessa petizione è stata inoltre sostenuta dalla star di Queer Eye Antoni Porowski, un attore di origini polacche che martedì ha invitato il Paese a rispettare i suoi cittadini LGBT+.
Una ferma condanna si è avuta anche dal candidato democratico alle presidenziali Usa John Biden il quale, retwittando un post di Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea che intimava la cessazione delle zone da lei definite “senza umanità” ha aggiunto – pur senza chiaramente nominare la Polonia – che le zone LGBT-free non hanno posto nell’Unione Europea e nel resto del mondo poiché i diritti LGBT+ sono diritti Umani e in quanto tali inviolabili.
Let me be clear: LGBTQ+ rights are human rights — and “LGBT-free zones” have no place in the European Union or anywhere in the world. https://t.co/zc8YvSq6iN
— Joe Biden (@JoeBiden) September 21, 2020
In Polonia continua la crociata contro le persone LGBT+
Mentre il mondo condanna l’ondata omofoba polacca, la Polonia continua ad ammettere e tollerare tali condotte. Innanzitutto il comune di Zakrzówek ha deciso di intentare una causa contro l’attivista Bart Staszewski per aver posto un cartello “LGBT free zone” che informa dell’ingresso a Zakrzówe, dopo che la giunta del paese ha adottato una dichiarazione relativa alla famiglia come basata su valori tradizionali. Il comune di Zakrzówe ammette la dichiarazione relativa alla famiglia ma rinnega la dichiarazione di Zakrzówe come “LGBT free zone”. Tuttavia quest’ultima è stata realmente adottata dal Consiglio comunale di Zakrzówek nel maggio 2019.
Nel frattempo, nella città di Varsavia, come emerso da un tweet di Joanna Gierzynska, studentessa di psicologia e membro del consiglio locale del partito “Razem”, sono comparsi alcuni cartelloni pubblicitari anti LGBT finanziati dall’associazione Roty Marszu Niepodległości (Truppe per la Marcia dall’Indipendenza). Su di essi sono riportati passi tratti dalla Bibbia, quale ad esempio «La donna non indosserà abiti da uomo, né l’uomo indosserà abiti da donna, perché chiunque fa tali cose è in abominio all’Eterno, il tuo Dio (Deuteronomio, 22:5)».
Warszawa, ul. Górczewska 🤮 pic.twitter.com/2OgHopQuD9
— Jan Gierzyński (Jo) (@Gierzynskx) September 8, 2020
Si spera dunque che la Polonia, anche sulla base dei precedenti provvedimenti provenienti dalle istituzioni dell’UE, comprenda che in Europa e nel mondo non c’è più spazio alle ideologie ultracattoliche e anti LGBT e che il mondo è in procinto di salutare il 2020 e non l’anno 1000.
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1 thought on “L’Europa (e non solo) reagisce all’ondata omofoba polacca: l’edificio della Commissione UE è rainbow”
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