Nel serrato tour per il Paese per appoggiare i candidati regionali e comunali della Lega, Matteo Salvini ha più volte attaccato il disegno di legge contro l’omotransfobia e la misoginia, diventato ormai uno dei punti chiave della propria propaganda, forse ispirato da quella dell’appena rieletto presidente polacco Duda, al quale ha mandato il proprio messaggio di stima.
Lo scorso 31 agosto, a Vigevano, il leader del Carroccio ha rivendicato «il diritto di difendere i bambini, la loro mamma e il loro papà», ribadendo la propria lotta contro «le adozioni gay e l’utero in affitto le combatto». Poi si è recato a Saronno, dove ha attaccato il Partito Democratico per aver portato alla Camera, insieme al resto della maggioranza, il ddl Zan. «Stanno fuori dal mondo – ha affermato Salvini – Voi potete fare l’amore con chi volete, non mi interessa. Però attenzione al pericolo di una legge che manda a processo qualcuno che difende il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà. No a genitori gay e a uteri in affitto: io mi batterò sempre per questo».
Dopo l’ennesimo attacco, è arrivata la replica del relatore di quel disegno di legge che sembra proprio non andare giù al “Capitano”. «Ogni giorno, in ogni comizio Salvini attacca il ddl contro l’omotransfobia e la misoginia – ha scritto ieri l’onorevole Alessandro Zan in un post Facebook – Ormai è entrato nella lista salviniana dei mali del Paese, tra migranti e legge Fornero. Ognuno, secondo lui, in “camera da letto” è libero di far quel che vuole, perché ovviamente le relazioni omoaffettive vanno vissute al buio di una stanza. Ed è ecco che così l’omofobia non esiste, che ognuno è libero di amare e di essere chi vuole».
Il deputato del PD prosegue riportando alcuni dei casi di omofobia e lesbofobia che hanno scosso la comunità LGBT+ negli ultimi mesi. «Lo vada a spiegare a quel ragazzo di Pescara, che per aver stretto la mano al compagno è stato massacrato di botte – ha invitato Zan – O alla coppia che a Cagliari stava per essere cacciata dalla spiaggia a colpi di ombrellone. O alla ragazza di Potenza malmenata a pochi metri da casa, perché riconosciuta come lesbica.
O lo spieghi alla famiglia di Elisa Pomarelli, morta assassinata di misoginia e lesbofobia. Prima che nei suoi comizi, Salvini abbia il coraggio di spiegare alle vittime che l’Italia non è un Paese omofobo, che in Italia l’odio non esiste. E che una legge non serve».
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