«Spero di poter essere una voce per tutte quelle persone che hanno avuto la stessa esperienza o stanno passando la stessa cosa». Spoiler nell’articolo.
La chiacchierata davanti allo specchio nella Werkroom è sempre stata una parte integrante dello show Rupaul’s Drag Race, ma nessuno poteva aspettarsi delle confidenze come quelle di Boa nell’ultimo episodio dell’edizione canadese, che si è aperta riguardo un suo appuntamento, andato decisamente nel verso sbagliato.
Nel 2015, Boa ha incontrato un uomo durante una sua performance e, dopo essersi sedotti un po’, lo ha invitato ad andare a casa con lei, dove lui ha iniziato a farle avances sessuali. Quando la concorrente si è ritratta indietro, non interessata ad avere un rapporto intimo, il ragazzo è diventato molto violento, picchiando Boa brutalmente e finendo per rubarle anche il computer. «Non mi ha semplicemente picchiato, mi ha massacrato di botte – ha raccontato – La mia faccia era una m***a. Mi ha anche rotto il naso. Insomma, è stata una violenza sessuale».
Il motivo per cui la drag queen ha scelto di dare spazio a questa storia nel programma, nonostante fosse già stata piuttosto aperta a riguardo in passato, è quello di sensibilizzare il pubblico a casa. «Spero di poter essere una voce per tutte quelle persone che hanno avuto la stessa esperienza o stanno passando la stessa cosa – ha spiegato Boa – Non è mai colpa di chi subisce e, soprattutto, è una cosa che può accadere a tutti. C’è tanta violenza nella comunità LGBT+ ed è necessario che tutto questo si arresti quanto prima».
A proposito della storia raccontata da Boa, Caitlin Chee, volontaria presso il Toronto Rape Crisis Centre/Multicultural Women Against Rape, ha dichiarato a CBC News: «Penso che uno degli aspetti più importanti del supportare le vittime di violenza e del combattere la cultura dello stupro nella comunità queer, sia avere la piena libertà di avere un certo tipo di discussioni, come questa, e di poterlo fare nella maniera più aperta possibile». Chee ha inoltre sottolineato che questa discussione è ancora più importante dato che generalmente la cultura dello stupro è vista attraverso la lente della persona cisgender eterosessuale.
«Non [riguarda] solo noi – ha aggiunto Boa – Ma questa situazione è, purtroppo, troppo frequente verso tutti gli individui che si presentano al mondo in una veste più femminile, che sia per drag o meno. Ed, in più, è qualcosa che si aggiunge alla presenza già malsana di altre problematiche nella comunità LGBT+, come la violenza su persone di colore e sulle persone trans».
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