Varsavia, polizia arresta due attiviste LGBT+ per delle bandiere arcobaleno sui monumenti

Łania e Margot, attiviste LGBT+ del collettivo polacco Stop Bzdurom, sono state arrestate per «offesa alla religione» per aver messo delle bandiere arcobaleno su dei monumenti a Varsavia. Nella notte di martedì 28 luglio sono apparse bandiere arcobaleno su alcuni dei monumenti più importanti della capitale polacca, tra cui la statua di Cristo su Krakowskie Przedmieście.

Gruppi attivisti come Gang Samzamęt, Stop Bzdurom e Poetka, hanno lasciato sui monumenti un manifesto in cui si afferma che l’obiettivo dell’azione era combattere l’omofobia. «Non chiederemo pietà, non chiederemo rispetto e comprensione – si legge – Siamo una voce troppo piccola per essere ascoltata, troppo piccola per dire qualcosa. Silenziati dai nostri stessi genitori. Stanchi di combattere con il mondo ogni giorno. Abbiamo imparato ad essere educati e il gioco imposto della normalità. È la nostra manifestazione della nostra differenza questo arcobaleno. Finché la bandiera scandalizzerà qualcuno e sarà “inappropriata”, promettiamo solennemente di provocare. Questa città è anche nostra. Fott***vi ignoranti».

Per il primo ministro polacco, l’azione degli attivisti era del tutto associabile alla «barbarie di Hitler». La notifica alla procura è stata, invece, avviata dal vice ministro della giustizia Sebastian Kaleta, il quale ha concluso che «un gruppo di militanti LGBT profanava numerosi monumenti» e che «il milieu LGBT rappresentava una certa ideologia che mirava a valori patriottici e cristiani».

A seguito di questa notifica, Margot è stata arrestata in strada e messa in un’auto senza contrassegni. Ieri, invece, la polizia ha cercato Łania e perquisito l’appartamento dei suoi amici. «Non abbiamo dubbi sul fatto che le improvvise detenzioni di attiviste donne siano repressive e motivate politicamente – scrive Campaign Against Homophobia sulla sua pagina Facebook – Le misure prese contro gli attivisti sono sproporzionate! Le autorità vogliono intimidirci e segnalare ad altre persone di tacere. Ma non saremo intimiditi! Non staremo in silenzio, chiederemo a gran voce i nostri diritti».

La deputata di sinistra, Anna Maria-Żukowska, ha chiesto perché gli attivisti siano stati arrestati per coercizione diretta, piuttosto che semplicemente convocati per essere interrogati. «Ho ricevuto la risposta che non esiste una regola – scrive su Twitter – ma delle materie che riscaldano particolarmente le emozioni del pubblico, se ne occupa il distretto».

Sebbene il procuratore abbia annunciato che “tenteranno” di rilasciare gli attivisti, la polizia di Varsavia ha pubblicato una messaggio trionfante su Twitter, in cui annuncia che «trattenere gli altri è solo una questione di tempo».

«Per tutto il giorno le ragazze non sono state interrogate nonostante fossero pronte a fornire spiegazioni ed avessero assistenza legale – racconta l’attivista LGBT+ Suzi Andreis su Facebook – Per tutto il giorno la procura e la polizia non hanno fatto niente, il caso non è ancora stato assegnato a nessun funzionario. Le autorità prendono tempo e tengono in arresto Margot e Łania. È un evidente caso di repressione che ha il solo scopo di spaventare e scoraggiare comunità e attivist* LGBT». Il post termina con un appello: «Abbiamo bisogno della vostra solidarietà: diffondete questa notizia, parlate della situazione della comunità LGBT in Polonia. Nel nostro Paese i moderati hanno paura, ormai abbiamo pochissimi alleati».

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