Nonostante la Conferenza Espiscopale Italiana si sia espressa contro la legge contro l’omotransfobia e la misoginia, sono sempre più i religiosi che si schierano più o meno apertamente a sostegno di un’azione che tuteli dalle discriminazioni.
È il caso dell’Arcivescovo di Sassari, Monsignor Gianfranco Saba, che in un intervento sulla Nuova Sardegna del 13 luglio riportato da RadioSpada, suggerisce un approccio diverso della Chiesa di fronte all’omosessualità. «[La tradizione patristica] ancora oggi può illuminare la questione dell’omosessualità, per certi aspetti forse ancora molto nascosta – scrive il Monsignore – E come tutto ciò che è sconosciuto, confuso e immaginato come terribile può spaventare».
«Anche di fronte a tale questione può accadere che si chiudano gli occhi, si fugga, si diventi persino violenti – prosegue Saba – Risulta peraltro di fondamentale importanza l’approccio che si ha verso l’argomento senza mai dimenticare che dal termine “omosessualità” bisogna scorgere i volti delle persone che lo abitano. Volti reali di persone che hanno da dire, da essere ascoltate senza essere giudicate».
Un invito all’ascolto e al rispetto di realtà che non si conoscono, verso cui molto spesso la Chiesa parte prevenuta dimenticando che, appunto, dietro il fantomatico “gender” esistono volti, persone. Già nel 2018 l’Arcivescovo Saba condannava la violenza di natura omofobica e esortava al rispetto della diversità.
«Se Dio ci ha creati in modo soggettivo, è evidente che la persona ha un suo valore per se stessa e non per altro – dice in un’intervista alla Nuova Sardegna – È profondamente sbagliato mettere alla berlina, deridere ed umiliare chi vive una esperienza di diversità in ordine ai propri orientamenti. Ciò che qualifica la persona non è il suo orientamento sessuale. La persona è il valore ed è al primo posto e se lo è, non ha senso cercare di indagare o di giudicare il suo orientamento sessuale o il suo orientamento su altri ambiti».
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