La burocrazia anagrafica è, da sempre, un enorme problema per le persone transgender, ma Mastercard ha recentemente dato vita a un’iniziativa storica e inclusiva. Grazie al servizio “True Name”, i clienti transgender e non binary potranno utilizzare, sul bancomat e sulle carte di credito, i nomi con cui hanno scelto di chiamarsi e non quelli che compaiono sull’atto di nascita.
«Quella che stiamo introducendo è una carta che rappresenta ogni persona in base a chi è veramente – ha spiegato Raj Seshadri, presidente degli emittenti statunitensi di Mastercard a VanityFair – È qualcosa che dovrebbe essere accessibile a chiunque: non dovrebbero esserci dolori e difficoltà in questo. Secondo la nostra visione, le nostre carte devono essere davvero per tutti».
In effetti il rapporto del 2015 sulle condizioni di vita delle persone transgender americane, stilato dal National Center for Transgender Equality, parla chiaro: circa il 60% non possiede un qualsiasi documento con il sesso o genere che preferiscono utilizzare mentre, in media, il 20% ha subito un qualche tipo di attacco o è stato negato il servizio richiesto dalla persona stessa.
«La società ha ascoltato le esigenze dei consumatori transgender e ha creato un potente strumento per migliorare la loro vita – ha dichiarato Zeke Stokes, chief program officer di GLAAD, associazione di difesa LGBTQ – Altre aziende dovrebbero seguire l’esempio lavorando con i membri della comunità LGBTQ per creare prodotti finanziari che riflettano le loro vere identità».
Oltre a dover affrontare la transfobia, molte persone decidono di rinunciare al cambio legale del nome per un altro motivo in particolare: il costo. Il processo di cambio legale del nome, infatti, include diverse tasse come il costo di sostegno legale, le spese processuali ed altri costi vari. La ricerca ha dimostrato che il 55% di coloro che hanno affrontato la spesa dice di aver speso tra i 100 e i 500 dollari, spese che sono da aggiungere ad altri costi elevati necessari per il proprio mantenimento e le eventuali altre tappe della vita di una persona transgender cosa che porta, quindi, il 35% delle persone intervistate ad aver ammesso di non aver avuto intenzione di procedere al cambio del nome.
«Siamo alleati della comunità LGBT+ – ha dichiarato Randall Tucker, capo della diversità e ufficiale di inclusione per Mastercard – il che significa che se vediamo una sua necessità o se questa comunità non viene servita nel modo più inclusivo, vogliamo essere una forza per il cambiamento per aiutare ad affrontare e alleviare i punti dolori non necessari. Questo non vale solo per la nostra comunità di dipendenti ma per i nostri titolari di carta e per le comunità in cui operiamo in modo più ampio. La nostra visione è che ogni carta dovrebbe essere per tutti».
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