Mercoledì prossimo verrà presentato alla commissione Giustizia della Camera il testo unico che riassume le cinque proposte di legge contro l’omotransfobia presentate rispettivamente dai parlamentari Boldrini-Speranza, Zan, Scalfarotto, Perantoni e Bartolozzi.
Intervistato da Angelo Picariello de L’Avvenire, il deputato e costituzionalista del PD Stefano Ceccanti, appartenente all’ala social-cristiana del partito, afferma l’assoluta necessità al giorno d’oggi di una legge che vada a tutelare la comunità LGBT+ dall’odio e dalla discriminazione, soprattutto da quella in rete: «Si affermano ragioni d’odio verso alcune minoranze che il legislatore non può ignorare. La tesi che il pluralismo tende di per sé all’equilibrio e che l’omofobia è già di per sé arginata non mi convince. C’è l’esigenza di estendere anche ad essa l’istigazione all’odio e alla violenza già prevista per i reati a sfondo razziale».
Per egli è fondamentale altresì che tale legge non vada, però, a limitare il diritto d’opinione previsto e tutelato costituzionalmente dall’articolo 21, avvicinandosi in qualche modo alle dichiarazioni rilasciate in merito dalla CEI qualche giorno fa: «Dobbiamo evitare che, per comprimere troppo il pluralismo, sia pure in nome del pluralismo stesso, si vada a colpire il libero convincimento di altri. L’ordinamento privilegia le minoranze nella realtà concreta discriminate e oggetto d’odio, ma deve farlo senza eccessi di legittima difesa. Le parole perseguibili possono essere solo quelle che creano un pericolo chiaro e presente di trasformarsi in pietre».
Le dichiarazioni di Ceccanti sembrano andare in tutt’altra direzione rispetto a ciò che l’On. Alessandro Zan, primo firmatario del ddl, ha più volte rassicurato, ovvero che non verrà limitata la libertà di pensiero in quanto la legge non prevede il reato di propaganda anti LGBT, come avviene già per i motivi religiosi e a differenza di quanto è previsto, invece, per la propaganda razziale.
Simone Alliva: «La richiesta suona insensata»
Il giornalista de L’Espresso Simone Alliva, che da tempo si occupa del fenomeno omofobia nel nostro Paese, ha criticato duramente le dichiarazioni rilasciate dal parlamentare dem, affermando in post su Facebook che «Stefano Ceccanti attacca (non c’è spazio per le frasi morbide) il ddl contro l’omotransfobia», sottolineando il profilo del deputato: «costituzionalista cattolico, espressione dei cristiano sociali, ex renziano, ex dirigente della Fuci, la Federazione universitaria cattolica».
La discussione si è poi spostata su Twitter con un interessante botta e risposta con il diretto interessato. «La richiesta di specificare la necessità del concreto pericolo per l’istigazione suona insensata – ha scritto Alliva commentando l’intervista del deputato – Il concreto pericolo è già implicito nella parola istigazione, per come è interpretata dalla giurisprudenza». Ma per Ceccanti «quando si entra in limiti a opinioni meglio esplicitare. Il test che esplicita ‘pericolo chiaro e presente’ è classico della giurisprudenza costituzionale a partire da caso americano e di impostazione liberale». «Vero – ha replicato il giornalista – È classico e granitico nella giurisprudenza, sia costituzionale che di Cassazione penale. Allora perchè inserirlo in una legge, e peggio ancora in una modifica del codice penale?». Domanda alla quale, a distanza di 5 ore, non è arrivata (almeno pubblicamente) una risposta.
Vero. È classico e granitico nella giurisprudenza, sia costituzionale che di Cassazione penale. Allora perchè inserirlo in una legge, e peggio ancora in una modifica del codice penale?
— Simone Alliva (@SimoneAlliva) June 14, 2020
Possibile: «Obiezioni e polemiche che servono a spostare l’attenzione»
«Ogni volta che in questo Paese si discute di leggi riguardanti i diritti civili, delle donne come della comunità LGBTQI+, siamo tristemente abituati a dover ascoltare obiezioni e polemiche che spesso servono solo a spostare l’attenzione – hanno commentato Beatrice Brignone, segretaria nazionale di Possibile, e Gianmarco Capogna, portavoce della campagna Possibile LGBTI+ – Lo abbiamo visto con le Unioni Civili e in tante altre occasioni. Spiace constatare che anche stavolta, in merito al testo contro l’omobitransfobia, le critiche arrivino anche dal fronte di maggioranza e dall’area cattolica del PD».
Monica Cirinnà e la sfida interna al PD
La madrina della comunità queer Monica Cirinnà, appena eletta responsabile del dipartimento Diritti del PD, aveva già preannunciato questa possibile spaccatura all’interno del partito tra laici e meno laici, ma ha affermato che svolgerà il suo nuovo incarico dirigenziale «praticando soprattutto l’umiltà e l’ascolto: ascolto delle diverse anime del nostro Partito, così ricco e plurale, e delle esigenze di chi lavora sui territori; e ascolto di tutto quel che si muove fuori di noi. Un Partito utile è un partito capace anzitutto di dialogare e confrontarsi, senza pregiudizi e senza timidezze». La stessa ha replicato alle parole rilasciate dalla CEI con un tweet, ribadendo l’urgenza di una legge che protegga le minoranze sessuali.
Il discorso è semplicissimo: discriminazione e violenza non sono opinioni protette dall’articolo 21 della Costituzione. Di una legge che tuteli la comunità #LGBT+ e tutte le persone dai crimini d’odio c’è molto bisogno. Si approvi in fretta la legge contro #omofobia, con coraggio pic.twitter.com/nLB8iHI1ks
— Monica Cirinnà (@MonicaCirinna) June 10, 2020
Leggi anche:
-
Gli audio omofobi choc del primario e candidato sindaco per il centrodestra: «Tutti nel forno crematorio»
-
Onda Pride: oltre il milione a Roma, resistenza queer anche a Torino, Catania e Bergamo
-
La classifica dei Paesi UE più inclusivi per i professionisti LGBTQ+: tanta strada da fare per l’Italia
-
Inclusività nell’infinito: la NASA lancia una nuova bandiera arcobaleno cosmica
-
Farida Kant: la mia esperienza a Drag Race Italia
2 thoughts on “Legge contro l’omotransfobia, arrivano le prime e immancabili critiche dai “cattodem””
Comments are closed.