Il cabotegravir, un farmaco antiretrovirale a lunga durata di azione, somministrato per iniezione ogni 2 mesi ha protetto efficacemente dall’HIV le persone non infette in uno studio su larga scala che è stato interrotto dalla pandemia di COVID-19. Secondo quanto riportato sulla rivista Science, la ricerca, non ancora pubblicata in una rivista peer-reviewed, dimostrerebbe come sia possibile un’alternativa all’assunzione giornaliera di altri antiretrovirali per via orale.
Nello studio, condotto da ViiV Healthcare e sponsorizzato dallo U.S. National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), ad oltre 4500 uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini e donne transgender in tutto il mondo sono stati assegnati in modo casuale trattamenti con Truvada (il farmaco utilizzato nella profilassi pre-esposizione, nota come PrEP), cabotegravir, pillole placebo o iniezioni di placebo. Dal dicembre 2016 ad aprile 2020, si sono verificate 12 infezioni nel gruppo cabotegravir contro le 38 nel gruppo di dimensioni uguali che ha assunto Truvada. «Questo risultati sono entusiasmanti – ha dichiarato Jared Baeten, epidemiologo dell’Università di Washington – Il cabotregavir offre un’altra opzione alle persone che non possono o non vogliono assumere pillole quotidianamente».
Diversi studi con Truvada come PrEP hanno dimostrato che, nel complesso, le persone che sono state infettate non hanno assunto le pillole quotidiane. Come è possibile allora che i 12 appartenenti al gruppo che aveva assunto il cabotegravir siano risultati positivi all’HIV? Il peso dei soggetti potrebbe essere una spiegazione. Studi precedenti hanno dimostrato che gli uomini e le donne transgender designati maschi alla nascita con un indice di massa corporea basso eliminano più rapidamente il farmaco dal loro sangue. Un’altra possibilità è che coloro che hanno avuto infezioni lo abbiano fatto nelle fasi iniziali dello studio. A causa delle preoccupazioni sulla sicurezza di cabotegravir, lo studio ha richiesto alle persone del gruppo di iniezione di assumere prima le pillole del farmaco per 5 settimane; i partecipanti infetti potrebbero non aver preso alcune di quelle dosi durante quel periodo. Oppure qualcuno potrebbe essere stato infettato da una variante dell’HIV resistente al cabotegravir.
Essendo stato studiato in una popolazione così ristretta e non rappresentativa, non è chiaro se il cabotegravir iniettato funzionerà in altre popolazioni. Uno studio gemello e parallelo a questo, metterebbe in scena lo stesso confronto tra donne cisgender eterosessuali e potrebbe avere dati chiari già a novembre, mentre un attento esame delle infezioni nei partner penetrativi, anziché nei partner ricettivi, potrebbe chiarire se le iniezioni possono funzionare negli uomini eterosessuali.
Lo studio cabotegravir è una delle molte strategie PrEP in fase di test da parte della rete di prove di prevenzione dell’HIV (HPTN) della NIAID, che valuta una vasta gamma di interventi non vaccini. è bene però capire che non vuole andare a dimostrare la superiorità del farmaco su Truvada, ma dimostrare che funziona altrettanto bene, fornendo, così un’alternativa valida. «L’aggiunta di cabotegravir alla lista dei farmaci usati come PrEP fornisce una nuova potente arma di prevenzione dell’HIV – ha dichiarato Myron Cohen, della School of Medicine della University of North Carolina, che ha partecipato alla ricerca – Questo farmaco potrebbe davvero contribuire all’obiettivo di porre fine all’AIDS entro il 2030».
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