Un ragazzo siede sereno sul suo letto, il volto è sorridente e si capisce subito il perché: ha subito una mastectomia. La foto, finalista agli AAP Portrait awards 2020, è del fotografo italiano Rino Caracò che ci ha raccontato la sua esperienza con il ragazzo protagonista dell’opera: Gabriel.
«La foto è una piccola parte di un progetto più grande – ci racconta – Sto collaborando con un sociologo, con il quale stiamo scrivendo un libro. Il desiderio di iniziare un progetto sulla transizione è nata dall’esigenza di trattare qualcosa con cui confrontarmi. Sono un uomo cisgender e posso solo imparare da una persona che vive in un corpo che non le appartiene».
Avendo deciso di affrontare il suo progetto in maniera trasversale, coinvolgendo generazioni diverse e diversi approcci alla questione del trangenderismo e non-binarismo di genere, Rino ha iniziato a frequentare il circolo Arcigay di Palermo dove ha potuto conoscere Gabriel.
«Gabriel è arrivato così. Aveva appena subito una mastectomia e stava vivendo un momento molto delicato – dice Rino – Ha 22 anni,è responsabile del gruppo T giovani di Arcigay ed è molto attivo nel sociale. Si è convinto a concedermi un’intervista quando si è reso conto che non avevo intenzioni esibizionistiche, ma che volevo lanciare un messaggio».
Come ci racconta Rino, quella di Gabriel è una storia positiva: una famiglia accogliente e una madre, Caterina, che ha accolto sin da subito il desiderio di transizione del figlio e ha sostenuto la necessità del ritratto del figlio affinchè fosse d’esempio a chi si trova nella sua stessa situazione ed elemento educativo per chi questa condizione non la conosce.
Diverso, invece, l’approccio con la scuola. Durante le scuole superiori Gabriel ha passato un periodo difficile che non ha voluto condividere con la famiglia per non farla preoccupare. Le cose sono fortunatamente cambiate con l’università. Ora è un uomo adulto che sta affrontando gradualmente e in un percorso lento il suo desiderio di cambiamento.
«Gabriel è una persona estremamente determinata, nonostante le fragilità che può avere un ragazzo della sua età – ci svela Rino – Per lui il supporto della famiglia è stato fondamentale. Non tutti lo hanno, purtroppo bisogna dire che è un privilegio».
«Gabriel non ha una storia drammatica – continua – Non si può dire che non ci sia un risvolto drammatico durante ogni percorso di transizione, ma lui è molto sereno. Essere di supporto per chi come lui compie questo tipo di percorso è fondamentale e questo non deve arrivare dalla famiglia, ma anche dalla società».
Per Rino la fotografia è collegata al suo percorso di crescita umana e personale, in questo è molto rigido, e i suoi valori etici non scendono a compromessi. «Proprio per questo ho parlato di lui solo dopo aver vinto il concorso e non prima usandolo come pubblicità – ci dice – Quello che è nato con Gabriel non è un semplice percorso fotografico, ma una forma di ricchezza ancora più ampia: è nato un rapporto. Fidarsi di una persona sconosciuta è un atto di coraggio, ma lui ha capito subito che per me la dignità viene prima di tutto».
«Il mondo dell’arte si occupa del sociale in tutto il mondo e tratta con dignità e sensibilità gli argomenti delicati – conclude – Vedere che una foto del genere vince un concorso, poi, può far cambiare il punto di vista a chi ha dei pregiudizi a riguardo: se una foto è stata così importante da vincere, forse posso dare anche io importanza alla questione».