La pandemia di Covid-19 che ha colpito e sta colpendo tuttora il nostro Paese, con la relativa sospensione della quasi totalità delle attività per circa due mesi, non ha fermato, purtroppo, l’omofobia e la discriminazione nei confronti delle persone LGBT+, anche sottoforma di cyberbullismo e violenza domestica.
Nel corso del lockdown abbiamo avuto modo di raccontarvi diverse situazioni di emarginazione e intolleranza ai danni di persone LGBT+, costrette a dormire in una cantina perché rimaste senza lavoro o allontanate dalla famiglia perché omosessuali o transgender. E, a una sola settimana dall’inizio della Fase 2, sono già due i casi di aggressioni omofobe registrate nella capitale.
Al fine di fronteggiare situazioni come queste, la Regione Lazio, con la determinazione n. G04296 del 15/04/2020, ha deciso di promuovere l’immagine dell’ente regionale in occasione della campagna informativa sul numero verde anti-omofobia Gay Help Line, gestito dall’associazione Gay Center, con un contributo di 80mila euro. «La Regione Lazio ha individuato nella proposta (la richiesta da parte dell’associazione Gay Center di avere un supporto sulla promozione del suo numero verde, ndr) […] lo strumento per diffondere un messaggio sociale finalizzato a sensibilizzare tutti cittadini al rispetto dei diritti di coloro che subiscono discriminazioni», si legge nella determinazione.
Come al solito, i movimenti a difesa della famiglia “tradizionale” non hanno preso bene tale scelta. «In uno dei momenti più tragici del nostro Paese dalla seconda guerra mondiale, il PD targato Zingaretti ha dato prova delle sue priorità: non sostiene le famiglie ma sostiene i movimenti gay premiandoli anche a suon di contributi – hanno sentenziato Toni Brandi e Jacopo Conghe di Pro Vita e Famiglia Onlus, riportando in auge anche la vicenda legata allo sportello per le persone transgender di Torre del Lago – La rapidità con cui queste associazioni arcobaleno sono state sostenute, ricordiamo anche il contribuito del Governatore Rossi e dei suoi solidali sempre con 80mila euro per il Consultorio Transgenere della Toscana».
Ricordiamo a tali organizzazioni a sostegno della sola famiglia eterogenitoriale che non esistono problemi o persone più o meno importanti di altri, e che tanto gli imprenditori, gli artigiani e le altre categorie di lavoratori del nostro Paese quanto le persone LGBT+ meriterebbero il medesimo sostegno affinché possano star bene nel contesto in cui si trovano.
Inoltre, sarebbe solo da apprezzare il fatto che per una volta le istituzioni, notoriamente restie nell’appoggiare la comunità arcobaleno (le legge contro l’omotransfobia, ad esempio, è ancora un miraggio), abbiano deciso di metterci la faccia nel sensibilizzare la popolazione sul fatto che sia sbagliato picchiare o denigrare una persona soltanto a causa del suo orientamento e identità di genere.
Non si tratta di tutelare la (fantomatica) lobby gay, come affermato da Pro Vita e Famiglia, bensì di cominciare a fermare le persecuzioni che ricevono, sia in Italia che all’estero, le persone LGBT+, oltre alle disuguaglianze in campo legislativo, lavorativo e sociale che son costrette a subire. Così come hanno dovuto subire l’omotransfobia da parte della propria famiglia a causa delle misure di confinamento indette dal Governo italiano, le quali, hanno forzato la convivenza tra molti soggetti.
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