Il Tribunale Amministrativo ha annullato il divieto del Governo nei confronti degli eventi dell’orgoglio LGBT+ nella capitale turca di Ankara.
Questo è il secondo tentativo fallito da parte del governo turco di bloccare le attività pubbliche LGBT+ tra le quali parate, festival cinematografici e conferenze su tematiche legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Già nel novembre 2017, il governo di Ankara aveva imposto un divieto a tempo indeterminato sugli eventi arcobaleno, basandosi sul suo potere di «stato di emergenza».
La legge turca afferma tuttavia che il governatore può «rimandare una riunione al massimo per un periodo di un mese per mantenere la sicurezza nazionale, l’ordine pubblico, prevenire la commissione di crimini, proteggere la salute pubblica, la morale, i diritti e le libertà altrui». Un evento, inoltre, può essere vietato «solo nel caso in cui vi sia un evidente e stretto pericolo di commissione di un reato».
Le Associazioni LGBT+ di Ankara hanno, quindi, portato il divieto al Tribunale Amministrativo che ha riscontrato che fosse «illimitato in termini di durata e senza specificazione della natura delle azioni vietate». Nell’aprile 2019, la Corte ha sentenziato che il divieto era illegale, sottolineando come in caso di minaccia agli eventi, dovrebbero essere adottate misure di contrasto, invece di annullarli. Nonostante la chiara sentenza della corte, il governo di Ankara ha successivamente imposto un secondo divieto sugli eventi LGBT+. Il 23 marzo 2020 il Tribunale amministrativo ha nuovamente annullato il divieto sulla base del fatto che l’Ufficio del Governatore non era in grado di fornire prove concrete a giustificazione dello stesso.
Nel frattempo, le persone LGBT+ in Turchia continuano ad affrontare sfide legali e sociali. Nonostante l’omosessualità sia legale e le persone possano cambiare ufficialmente il proprio genere nel Paese, non esistono protezioni antidiscriminazione o il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Funzionari turchi hanno descritto l’omosessualità come «una malattia» e hanno respinto le proposte di protezione legale per i cittadini LBGT+. Funzionari governativi di spicco fanno spesso commenti omofobi. Inoltre, alle persone omosessuali è vietato prestare servizio nelle forze armate.
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