Nel corso degli ultimi anni la Festa delle Donne sta tornando a riappropiarsi del suo significato per cui la giornata internazionale è stata istituita nel 1977, vale a dire per ricordare sia le conquiste sociali e le violenze e le discriminazioni subite dalle donne. Mai come quest’anno, l’aspetto commerciale e quello festoso, frenati dall’emergenza del Coronavirus, lasciano spazio a una celebrazione di tipo riflessivo.
Tra le istanze del movimento (trans)femminista c’è l’abbattimento degli stereotipi di genere, che impongono alle donne un certo modo di apparire, di esprimersi, e dei canoni estenici ben definiti. Stereotipi che le donne butch, termine usato principalmente per indicare le donne lesbiche con atteggiamenti e abbigliamento ritenuti canonicamente mascolini, si trovano ad affrontare nella propria quotidianità, essendo con il proprio look e con la propria personalità un manifesto vivente di lotta al binarismo dell’espressione di genere e, quindi, al patriarcato.
Una donna butch che si è spesa alla causa è senza dubbio Imma Battaglia, attivista LGBT+ che lo scorso maggio ha sposato l’attrice Eva Grimaldi in quelle che sono state le prime nozze lesbiche tra due donne famose in Italia. Per l’occasione, l’ex presidente del Circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli” scelse di vestire con pantaloni e giacca, adottando dunque un tipo di abbigliamento che nei matrimoni tradizionali spetta all’uomo cisgender.
Imma Battaglia replicò ai commenti di chi si domandava perché avesse scelto di vestirsi da “uomo”: «Io ho sempre tutto il mio modo di essere, vedo questa eleganza straordinaria di una femminilità esaltata che è Eva. È chiaro che poi dico: “e io che parte faccio in questa commedia?”. Io non mi vesto da uomo, mi vesto come la mia personalità è a suo agio».
Negli ultimi anni il termine butch ha varcato i confini della comunità lesbica, soprattutto grazie a una maggiore consapevolezza di persone transgender (in particolare FtM, che quindi non appartengono al mondo femminile) e di genere non-binario, ma anche numerose donne bisessuali ed eterosessuali. Butch non è più parte delle dicotomia che divedeva le donne lesbiche in maschili e femminili (dette “femme”), prima che le femministe degli anni ’70 dichiarassero questi due termini politicamente scorretti, poiché facenti riferimento a dei ruoli di genere sessisti ed eteronormativi. Come avvenuto per “queer”, il termine “butch” oggi è stato riqualificato e rivendicato da tutte quelle donne, persone genderqueer e uomini trans che rifiutano i modelli di femminilità e mascolinità imposto dalla società, anche nel loro essere partner e genitori.
Le donne butch sono donne esprimono se stesse, donne che esprimono la propria femminilità in modo autentico e al tempo stesso rivoluzionario.
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1 thought on “Celebrare le donne significa celebrare anche le donne butch”