«Preferisco essere libero che impaurito», così il re della lotta svizzera Curdin Orlik commenta il suo coming out pubblico.
In un toccante servizio di Magazin del Tages-Anzeiger, il giovane atleta racconta il duro percorso che lo ha portato a prendere consapevolezza di sé e ad uscire allo scoperto. «È da quando ho dodici anni che ho capito di essere gay – racconta il 27enne – ma pensavo che questo fosse sbagliato, che non poteva essere. Sentivo insulti a scuola come maiale o fr**io, certo nessuno lo intendeva seriamente, ma se sei così, allora pensi: mer**a, non è una buona cosa. Ho pensato: “non voglio essere gay”. Ma io sono questo: ora è venuto fuori».
Pur essendo cresciuto con tre fratelli, Curdin Orlik ha sempre preferito giocare con le ragazze. Una volta, racconta, il vicino disse a sua madre: «Devi tenerlo stretto, presto inseguirà le donne». Soddisfare questa aspettativa è stato a lungo il più grande sogno del ragazzo. Quando qualcuno faceva una battuta sui gay a scuola, rideva per non attirare l’attenzione. Quando era fuori con i colleghi, osservava deliberatamente le donne: «Non potevo essere diverso. Volevo davvero una ragazza».
Voleva un amore come quello dei suoi genitori, un amore solido e “normale”, ma nel frattempo cercava dei rapporti gay online. «Mi sono sentito abusato. Ho pensato che se essere gay significava che eri così infelice, non era per me. – racconta Curdin – Conoscere brave persone è doppiamente difficile se tieni nascosto il tuo essere gay, perché la paura ti fa sempre pensare di essere esposto. E poi con chi avrei dovuto parlare di brutte esperienze? Ero solo».
Poi qualcosa cambia nella sua vita, si trasferisce, conosce una donna, la sposa e diventa genitore nel 2016. Le cose, però, sebbene in apparenza felici, non funzionano, qualcosa continua a mancargli, così, a fine 2017,decide di prendere il coraggio a due mani e dire la verità alla sua compagna che, con grande gioia di Curdin, accetta la situazione. Reduce da questo successo, Curdin decide di aprirsi ai genitori e far conoscere questo lato di sé alla sua famiglia. «Sapevo segretamente che avrebbero continuato ad amarmi, ma la paura che mi potessero allontanare era maggiore» confida oggi il lottatore.
Nel febbraio del 2018, in occasione del proprio compleanno, l’atleta fa coming out con la madre che dice di averlo sempre saputo, con il padre, invece, sarà un po’ più difficile. «Avevo bisogno di tempo per affrontare questa notizia – racconta Paul Orlik – Adesso so che lui è così e l’ho accettato».
La mattina del 18 agosto 2019 un articolo del SonntagsBlick insinua che nel campionato di lotta svizzera ci sia un atleta omosessuale, Curdin è spaventato, ma consultatosi con il suo psicologo sportivo Jörg Wetzel, decide di fare coming out pubblicamente: «Per troppo tempo ho respinto chi sono veramente. Mi sarebbe piaciuto aver imparato da bambino che ci sono molti modi diversi di vivere e che tutti stanno bene. Ora lo so e faccio tutto questo per mio figlio: non voglio mentirgli».
L’omosessualità nel mondo dello sport, in particolar modo dello sport maschile, è ancora un tabù, per via della mascolinità tossica che vi aleggia. Proprio per questo motivo il coming out di Curdin Orlik rappresenta un gesto di grande coraggio, come sottolinea la granconsigliera zurighese Sarah Akanji a commento della notizia: «Gli atleti di spicco che vivono apertamente la loro omosessualità sono pochi. Chiunque faccia coming out si espone ai commenti della gente sui social e rischia di perdere gli sponsor nello sport. Grazie per il tuo coraggio».
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