Sono già tre gli indagati per la vicenda di revenge porn che arriva da Brescia. Una donna 40enne ha sporto denuncia poiché alcuni video hot girati con un ex fidanzato, e che dovevano restare privati, sono divenuti di pubblico dominio, circolando in Italia e all’estero.
In un successivo supplemento alla denuncia, la donna, oltre ad indicare nominativi di chi avrebbe potuto diffondere i video (si tratta dell’ex fidanzato e di suoi due amici) ha presentato degli screenshot che provavano come tali video siano stati inviati nelle chat di appartenenti alle forze dell’ordine che si sono limitati a commentare video anziché intervenire o concorrere a fermarli. Ma non è finita qui: oltre il danno la beffa. La donna è stata, infatti, licenziata dallo studio presso cui lavorava poiché a detta del datore di lavoro lo studio riceveva numerose telefonate in cui si chiedeva un appuntamento con la donna «senza far riferimento alla problematica da affrontare e senza lasciare recapito telefonico». Il licenziamento sarebbe scattato per danno di immagine.
Molteplici le reazioni dal mondo politico. La deputata del PD Chiara Gribaudo definisce «Inaccettabile che una donna soffra addirittura due volte, perdendo il lavoro perché ha avuto il coraggio di ribellarsi». Maria Chiara Gadda di Italia Viva invita la ministra del lavoro Nunzia Catalfo a verificare «se vi sono i presupposti per attivare l’Ispettorato del Lavoro sul caso».
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