«Ciò di cui abbiamo bisogno è una tazza di comprensione, un barile di amore e un oceano di pazienza» diceva San Francesco di Sales. Sono probabilmente proprio questi gli elementi alla base della relazione di Sabrina e Giusy, giunte a un importante traguardo: la loro unione civile.
Le due protagoniste di questa incredibile, ma al tempo stesso ordinaria, storia si sono conosciute 18 anni fa in un albergo, dove si trovavano entrambe per un lavoro stagionale. Ai tempi, sia Giusy che Sabrina avevano 25 e 22 anni, ed erano entrambe impegnate sentimentalmente con degli uomini: mentre la prima era fidanzata, la seconda era sposata. Quello che in una comune storia potremmo definire un “colpo di fulmine”, in questo caso è qualcosa di più: Sabrina realizza per la prima volta di essere attratta da una donna e si trova così ad affrontare una guerra interna con se stessa.
Le due colleghe lasciano i rispettivi partner e instaurano una relazione, che resterà completamente segreta per tre lunghissimi lustri, durante i quali nessuno sapeva di loro: per tutti erano soltanto amiche. «Sono io la causa dei 15 anni – ci confida Sabrina – Sapevo cosa pensavano i miei genitori dell’omosessualità, così ho creduto di proteggere Giusy dal loro giudizio tenendola nascosta».
Un coming out reso ancora più difficile da quella che, secondo i canoni della società, era la femminilità di una donna eterosessuale: «Per me è stato il problema principale, tant’è che per questo motivo avevo rinunciato a essere femminile, per non attirare l’attenzione ed evitare di mettermi in situazioni scomode, come quando mi dicevano che avevo bisogno di un uomo al mio fianco».
Per paura dei pregiudizi in famiglia e al lavoro, la relazione tra Sabrina e Giusy è stata messa a dura prova. «15 anni al buio ci hanno quasi ucciso – ci raccontano – Era sempre un peso enorme da portare sulle spalle, infatti non avevamo più una grande vita sociale. Ci siamo chiuse in noi stesse, andavamo avanti con i paraocchi, tant’è che fino a poco tempo fa non conoscevamo nemmeno il significato della sigla LGBT».
La forza di reagire è arrivata proprio quando il peso di quell’amore proibito era diventato insostenibile. «Ci eravamo private di ogni gesto che tiene vivo l’amore tra due persone, è un miracolo che abbiamo resistito a tutto questo – ci spiegano – Abbiamo avuto una crisi e la paura di perderci ci ha dato la forza di uscire allo scoperto».
Se la famiglia di Giusy ha accettato di buon grado la relazione della figlia, Sabrina non è mai riuscita a far cambiare idea alla sua: «Ci hanno sempre fatto la guerra, anche da amiche. Pensano che Giusy sia malata e mi abbia contagiato… Ora ho chiuso con tutti loro».
La non accettazione dei genitori e della sorella di Sabrina non le ha impedito di realizzare il suo sogno, così a distanza di 3 anni da quell’agognato coming out ha sposato Giusy. Per la loro cerimonia di nozze, le due spose hanno scelto il colore rosso e hanno eseguito il rito della rosa: prima della promessa di matrimonio, Sabrina e Rosy si sono scambiate il fiore che più rappresenta la passione e dovranno rinnovare questo gesto ogni anno.
Giusy e Sabrina hanno deciso di raccontare la propria storia per dare «forza e coraggio e dire che se ci siamo riuscite noi possono farlo tutti. Bisogna amarsi e essere se stessi, sempre. Noi abbiamo fatto un enorme sbaglio e vogliamo essere d’esempio». Dopo aver pubblicato le proprie foto e il video delle nozze sui social, le due neo spose hanno ricevuto numerosi messaggi di affetto e di stima: «Le persone che ci scrivono ci dicono che riusciamo a farle sognare con il nostro amore. Non avremmo mai pensato di ricevere tutto questo calore!».
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