È rimasta impressa nella memoria di molti la discussione tra Pierluigi Diaco e Donatella Rettore a Scalo 76, nella quale la cantante di Castelfranco Veneto chiese in modo molto diretto al conduttore televisivo se fosse gay. Diaco rispose di no e l’acceso diverbio degenerò con l’omofoba esclamazione della Rettore: «Ma non mi rompere le balle, cu*attone che non sei altro».
Nel frattempo Pierluigi Diaco ha fatto coming out e ha sposato Alessio Orsingher, così a distanza di 12 anni, è tornato sulla questione nel corso di un intervento a TV Talk (la puntata è disponibile su Rai Replay). Il giornalista stava rispondendo a una domanda piuttosto scomoda, che gli era stata posta da un ragazzo del pubblico: «Nel 2018 in radio, riguardo le polemiche sulla partecipazione di Ciacci a Ballando con le stelle, disse: “La dittatura gay ha rotto le palle”. Secondo lei le cose oggi sono cambiate?».
Dopo aver spiegato di riferirsi a una «dittatura iconografica dell’omosessualità» e aver affermato che «in televisione è stata raccontata in maniera molto macchiettistica», il conduttore televisivo ha spiegato il motivo per cui negò di appartenere al proprio orientamento sessuale: «Io risposi di no, perché mi piacerebbe che la domanda che mi venisse posta è “Sei innamorato?”. Io ti risponderei “Sì, di Alessio», questo è un modo civile di porre la domanda».
Insieme a Diaco, era in studio anche un altro personaggio televisivo dichiaratamente gay, Daniele Gattano. Il comico sembrava però non essere dello stesso pensiero riguardo la stereotipizzazione dell’omosessualità. «Un conto è ridere e un conto è deridere – ha spiegato Gattano – Finalmente stiamo arrivando anche al punto, comicamente, di parlare di omosessualità. Io sono un sostenitore dello stereotipo, perché ultimamente sembra che il gay in televisione debba essere maschile a tutti i così… Quindi ghettizzi l’omosessuale che accavalla le gambe. Effettivamente non è così: in molti siamo effeminati, quanti vanno la domenica a calcio?». Il comico piemontese ha poi ripreso una dichiarazione di Mahmood in merito all’inutilità di fare coming out, ironizzando: «serve perché quando ero piccolo e accendevo la TV pensavo che gli unici gay fossimo io e Tonio Cartonio».
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