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Cercami di André Aciman | La proposta letteraria di Dicembre

Cercami, André Aciman. Guanda 2019

Difficilmente il sequel di una storia riesce ad avere la stessa forza attrattiva dell’originale, ovvero al racconto che era all’origine di una narrazione e che non prevedeva una sviluppo ma che poi, forse più per motivi economici che narrativi, l’ha avuto. Nonostante le buone intenzioni dell’autore che, da un lato, cerca di creare qualcosa di nuovo ma, dall’altro, di rispettare le aspettative dei lettori, il risultato non è, a mio avviso, soddisfacente.

Il libro si articola in tre episodi cronologicamente distanti tra loro ma, soprattutto, lontani dalle vicende narrate nel primo libro, più l’epilogo di cui non svelerò nulla per non “spoilerare” il destino dei due amanti.

Nei tre episodi i protagonisti sono le figure maschili presenti in “Chiamami col tuo nome” rispettivamente: il padre Samuel, Elio ed Oliver, la cui vita viene ripresa in momenti particolari, emblematici e decisivi della propria esistenza. I primi due episodi, l’uno con Samuel e l’altro con Elio come protagonisti, sono pressoché speculari e presentano lo stesso plot narrativo, ma in generale i temi sono ricorrenti e si aggrovigliano in ogni episodio.

Un tema sempre sottotesto è quello della paternità, cui segue quello della differenza anagrafica tra le persone che si amano; altri aspetti onnipresenti sono un fatalismo ineluttabile che regala gioia, un inno alla cisessualità e, infine, un pervasivo e stantio intellettualismo che priva i personaggi di ogni empatia.

La fortuna del primo romanzo, amplificata dal film di Guadagnino debitore della splendida sceneggiatura di James Ivory che è alla base del successo, è la storia di un Amore che va aldilà dell’età e del genere dei due protagonisti e, per questo, è capace di rivolgersi ad un pubblico variegato. Qui invece ho trovato un’eccessiva sottolineatura della non “ricchionaggine” (passatemi il termine) dei due, quasi creature che, in nome del loro essere speciali, sfuggono a qualsiasi definizione. A prescindere del mio giudizio il romanzo possiede momenti intensi, soprattutto quando spiega le motivazioni del silenzio comunicativo che intercorre tra Elio ed Oliver nel corso degli anni: la distanza e le circostanze non avrebbero consentito una vicinanza fisica, pertanto il non sentirsi cementifica una prossimità metafisica suggerita dal “sapere di esserci l’uno per l’altro a prescindere da tutto da e da tutti”. Forse consolatorio ma, nell’architettura del romanzo, funzionale al suo epilogo.

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