La classifica dei Paesi UE più inclusivi per i professionisti LGBTQ+: tanta strada da fare per l’Italia

Nel mese del Pride, l’Europa e il resto del mondo celebriano i progressi verso l’uguaglianza a prescindere dall’orientamento sessuale e l’identità di genere. È però importante riconoscere che in molti paesi le persone LGBTQ+ non possono vivere e lavorare apertamente. Reboot Online ha analizzato i paesi europei più inclusivi per i professionisti LGBTQ+ nel 2024, stilando una classifica basata proprio sui dati dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali.

In cima alla classifica troviamo la Svezia, con un punteggio di 8,97 su 10. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è legale dal 2009 e il paese è rinomato per il basso tasso di discriminazione e molestie sul lavoro. Malta segue al secondo posto con un punteggio di 8,85, avendo legalizzato il matrimonio egualitario nel 2017.

Danimarca, Paesi Bassi e Finlandia occupano rispettivamente il terzo, quarto e quinto posto, dimostrando un forte impegno verso l’inclusività. La Slovenia è sesta, seguita da Estonia e Portogallo. Sorprendentemente, la Repubblica Ceca è nona, nonostante abbia recentemente respinto il matrimonio egualitario e i diritti di adozione per le coppie omosessuali. Chiude la Top10 l’Irlanda.

Italia: un’assenza significativa quanto aspettata

L’assenza dell’Italia da questa lista evidenzia la necessità di maggiori sforzi per migliorare l’inclusività sul lavoro per la comunità LGBTQ+. Secondo la EU LGBTIQ Survey III dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali (FRA), il 21% degli italiani LGBTQ+ ha subito discriminazioni sul lavoro o durante la ricerca di un impiego nell’anno precedente al sondaggio, rispetto al 19% della media dell’UE-27. Questo dato sottolinea l’importanza di adottare politiche più inclusive e di creare ambienti lavorativi sicuri e accoglienti per tutti.

L’implementazione di politiche di non discriminazione e la promozione di un ambiente lavorativo inclusivo sono fondamentali per il benessere dei professionisti LGBTQ+. Questi sforzi non solo migliorano la qualità della vita dei dipendenti, ma promuovono anche una cultura aziendale più equa e rispettosa.

Mentre celebriamo il mese del Pride, è essenziale riconoscere i Paesi che stanno facendo progressi significativi verso l’inclusività e riflettere su quelli, come il nostro, che hanno ancora molta strada da fare per un futuro in cui tutti i professionisti LGBTQ+ possano vivere e lavorare apertamente e in sicurezza.