test non binary

Test non binary e Test identità di genere: 36 domande per “scoprirsi”

Hai mai pensato di fare un test non binary?
La diffusione del concetto di genere non binario e soggettività non binary ha portato molte persone a farsi delle domande sulla propria identità di genere.

Test su binarismo di genere e identità di genere: cosa sono e hanno senso?

A causa del pessimo lavoro fatto dalla stampa e dal mondo dello spettacolo, per molte persone, “transgender” era qualcosa di lontano, legato alla retorica dell’essere “nati nel corpo sbagliato”, del “sentirsi” donna (o uomo), del voler “diventare” donna (o uomo), e del “cambio di sesso”.

Nonostante l’attivismo transgender abbia sempre combattuto queste narrazioni binarie, c’è voluta la diffusione del termine “non binary” per far capire alle persone che la variabilità di genere è qualcosa di molto più vicino a noi di quanto pensassero, e non per forza legata ad ormoni e chirurgia. Quindi, sono iniziate le ricerche spasmodiche nel web, il tentativo di cercare un “test” che potesse “verificare” la propria presunta non conformità di genere.

In realtà, ben prima della nascita di concetti come “genere non binario”, esisteva un test, ideato dalla studiosa Sandra Bem, atto a misurare “l’androginia psicologica” della persona, ovvero dove la persona fosse, mentalmente, rispetto alle polarità maschile e femminile. Il test, però, come qualsiasi test, non può “verificare” l’identità di genere di una persona, ma solo la sua adesione agli stereotipi e alle attese sociali rivolte verso gli uomini e verso le donne.

Identità di genere e genere non binary: la curiosità dietro il test

Si è scatenata una vera mania: il vecchio test di Sandra Bem è diventato virale, e le “google trends” hanno registrato picchi di ricerca: non importa quanto il test fosse attentibile, e quanto i protagonisti del test fossero i ruoli e non l’identità: tutt* erano curiosi di vedere cosa diceva il test.

Con sorpresa, il test diventava virale anche in forum e spazi a frequentazione “cis-het” (cisgender eterosessuale), e con sorpresa, anche molti eterosessuali, apparentemente “gender conforming” ottenevano, con sorpresa, risultati inattesi: madri di famiglia con “picchi” di aderenza agli stereotipi maschili e uomini spavaldi che invece ottenevano strani picchi sulle caratteristiche ritenute femminili.

Come può essere successo? Il test considera le attività “di cura” come femminili, e le caratteristiche “assertive” come femminili, e se poteva funzionare negli anni in cui è stato ideato (i primi anni Settanta), direi che adesso “l’androginia psicologica” si è diffusa in società, anche tra cishet, che non si “percepiscono” come androgini mentalmente, ma come “ordinari”. In realtà questo è un ottimo indicatore di progresso sociale.

Gender identity: il Bem test in italiano

E tu? sentir parlare del test non ti ha fatto venire un po’ di curiosità? Che aspetti? Fai anche tu il BEM Test!

 

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