Secondo le proiezioni dell’istituto di sondaggi GFS Bern sui risultati del referendum popolare, la Svizzera ha approvato il matrimonio egualitario. Con un’affluenza alle urne pari al 51,92% e una media di voti favorevoli del 64%, infatti, tutti e 26 cantoni e semicantoni hanno approvato la modifica del Codice Civile.
Il Parlamento svizzero, in realtà, aveva già approvato nel dicembre del 2020 un disegno di legge che apriva il matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso. Alcuni partiti conservatori, tuttavia, avevano raccolto le 50mila firme necessarie per rimettere in discussione la legge e sottoporla a un referendum. Nonostante questo tentativo di boicottaggio, però, la maggioranza della popolazione svizzera si è espressa a favore del matrimonio egualitario.
Con la nuova legge le coppie che avevano optato per un’unione domestica registrata (istituite nel 2007), potranno convertirla in matrimonio. Avranno quindi aperta la possibilità di adottare e di accedere alla banca del seme. Resteranno vietate, invece, donazioni anonime di sperma e ovuli e la gestazione per altri. L’approvazione del matrimonio egualitario porta la Svizzera accanto agli altri 16 Paesi dell’Europa Occidentale che lo hanno approvato. L’Italia, pertanto, resta l’unica nazione a non aver equiparato i diritti tra coppie omosessuali e coppie eterosessuali.
Le reazioni in Italia
«Tante volte ho detto che vorrei che la legge sulle unioni civili che porta il mio nome divenisse inutile, con la piena equiparazione di tutte le famiglie e tutti gli amori – ha dichiarato Monica Cirinnà – Credo che anche il popolo italiano, proprio come quello svizzero, sia pronto».
«Il 52% dei seggi del Parlamento in Islanda sarà ricoperto da donne. In Svizzera approvato referendum per il matrimonio civile anche per le coppie omosessuali. – twitta, invece, Laura Boldrini – Forse anche in Italia un giorno. Noi lottiamo per questo».
«I Referendum servono. – si unisce al coro Elio Vito – La Svizzera dice sì ai matrimoni egualitari arcobaleno. Ora tocca all’Italia, ma i partiti sentono troppo l’influenza del Vaticano e non riescono nemmeno ad approvare il ddl Zan. È per questo, dal 1974, dai tempi del divorzio, che servono i referendum!».
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