La Procura Generale della Repubblica e l’associazione LGBT+ umbra Omphalos hanno depositato il ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello che ha assolto il senatore Pillon dalle accuse di diffamazione nei confronti dell’associazione.
La condanna in primo grado, l’assoluzione in secondo
I fatti risalgono al 2014/2015 quando il senatore contestò duramente in tre conferenze un’assemblea svoltasi in un liceo di Perugia alla quale aveva partecipato Omphalos. Durante l’incontro in questione Michele Mommi, rappresentante dell’associazione parlò di orientamento sessuale e identità di genere, lasciando agli studenti degli opuscoli informativi. Materiale che parlava di malattie sessualmente trasmissibili, tematiche LGBT+ e attivismo.
Il leghista, secondo il giudice Cavedoni che lo condannò in primo grado, «ha inequivocabilmente affermato che, sottostante a questo invito, vi fosse un interesse di natura sessuale nei confronti dei giovani interessati a partecipare all’attività dell’associazione». Un’accusa infamante e menzognera, volta ad «attaccare la credibilità e la correttezza dell’associazione, ledendone la reputazione».
La condanna a 1500 euro di multa per diffamazione, però, venne ribaltata lo scorso febbraio dalla Corte d’Appello di Perugia. Per i giudici, infatti, «il fatto non costituisce reato», rientrando nel «legittimo diritto di critica».
Il ricorso in Cassazione
Tale sentenza, tuttavia, per la Procura è «motivata con argomenti illogici e contraddittori». Assieme a Omphalos, pertanto, ricorreranno al massimo grado di giudizio. «È sicuramente diffamatorio affermare, come ha fatto l’imputato, che il rappresentante di Omphalos ebbe a pronunciare parole che istigavano all’omosessualità – sostiene la Procura – Non si può certo scriminare colui che mistifica i fatti per arrivare a descrivere Omphalos come adescatori di minorenni, istigatori ai rapporti omosessuali e negazionisti dell’eterosessualità».
«Accogliamo con grande soddisfazione la notizia del ricorso della Procura della Repubblica – dichiara Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos LGBTI – Avevamo già commentato a suo tempo che la sentenza di Appello ci sembrava illogica e ingiusta e siamo felici che la Procura abbia sollevato gli stessi dubbi». Bucaioni, poi, sottolinea come nessuno voglia negare al senatore Pillon il suo diritto di esprimersi anche contro l’omosessualità. «Ciò che nessuno può fare è sostenere tali opinioni diffamando le associazioni LGBTI e raccontando il falso – conclude – Questa non può essere considerata critica politica, altrimenti sarebbe tutto permesso. Attendiamo fiduciosi il responso della Corte di Cassazione, convinti che venga finalmente fatta giustizia».
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1 thought on “Diffamazione, Omphalos e la Procura portano il senatore Pillon in Cassazione”
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