L’utilizzo strumentale e lo sciacallaggio delle tematiche transgender e non binary da parte di persone esterne alla comunità
L’acceso dibattito sul Ddl Zan, l’inizio del mese dei Pride, ha creato speculazioni da parte dei media, tutti in prima linea nel parlare di diritti LGBT e, in particolare, di identità di genere.
Di ieri il caso della trasmissione di Mario Giordano, Fuori dal coro, il cui tema erano i minori transgender, non binary, questioning, e l’approccio era quello di creare allarmismo attorno alla possibilità che i minori possano essere di identità di genere non conforme, allarmismo spinto dall’utilizzo strumentali di casi di persone detransitioner: Keira Bell e l’italiana Valentina Beoni, che si dissocia in questo suo status di Facebook:
Ieri sera sono andata in onda su rete4 nel programma “Fuori dal coro” di Mario Giordano e ho parlato della mia detransizione. Non guardo mai la TV e non conoscevo questo programma, che da quel che ho visto ha una certa posizione politica che non condivido. Tra gli ospiti infatti c’era Giorgia Meloni (che ha presentato il suo libro) e Vittorio Feltri, giornalista che non apprezzo per niente. Il servizio di Simona Gallo mi è piaciuto molto, in origine il messaggio che dovevo lanciare era “il percorso di transizione troppo breve può far danni” e infatti lei ha saputo riassumere in pochi minuti questo concetto, quindi nulla da dire sull’intervista. Subito dopo però Giordano ha attaccato le persone trans, negando la loro esistenza. Vorrei dissociarmi da questa posizione. La mia esistenza come persona in detransizione non dovrebbe screditare il percorso di chi è trans e che sta bene così. Certo, il percorso di medicalizzazione va ponderato, ma da qui a dire che non va fatto ne passa. Se vi va condividete questo post. Grazie.
Purtroppo il tema è scottante e pericoloso, vista la tendenza italiana di molti terapeuti, ideologizzati o in malafede, che cercano di convincere i minori questioning ad accettare misgendering e deadnaming e vivere da persone cisgender.
Iniziative di questi giorni di attivistə milanesi
Già prima di questo caso, alcune realtà dell’attivismo milanese avevano lanciato una campagna.
La prima è #NoTranSilence, ideata da Progetto Genderqueer insieme a Gi Mazzocchi Palmieri, attivista del “Simposio, rivista LGBT“, che denuncia il vergognoso silenzio a cui sono sottoposti lə attivistə transgender e non binary, scartati come relatori, o coinvolti solo come autori di “testimonianze”, di cui non hanno il pieno controllo fino alla messa in onda o pubblicazione su carta, quando non scartati per personaggi con storie che fanno comodo alle narrazioni di reazionari, gender critical, e fondamentalisti religiosi.
Poi abbiamo la campagna dell’attivista Monica Romano, presidentessa di Acet, che, con il suo “I cis ci rubano tutto“, denuncia l’appropriazione culturale delle persone né transgender, né non binary, che sfruttano il tema dell’identità di genere.
Sull’appropriazione culturale e politica #cisgender
Anche oggi, tanti #media scrivono di identità di genere. E anche oggi, gli autori dei pezzi sono – quasi tutti – rigorosamente cisgender. Eppure gl*/l* autor*, autric*, scrittor* e giornalist* #transgender in Italia non mancano. Il massimo spazio che nel dibattito sul DDL Zan – di grazia! – ci viene concesso, è quello della testimonianza, che viene presa in considerazione soltanto se pietistica (e, conseguentemente, dannosa e controproducente per le nostre istanze). In sostanza possiamo scrivere solo per ottenere pietà, non dignità. Del resto ho già ribadito anche in passato che noi autor* trans* incontriamo un vero e proprio soffitto di cristallo nel mondo dell’editoria e nelle redazioni italiane. Car* “alleati” che vi dilettate a scrivere di identità di genere perché tematica di richiamo, vi faccio una sconvolgente rivelazione: noi persone transgender e gender non-conforming non siamo delle poverə derelittə che non sanno scrivere dei pezzi in buon italiano, anzi. Scriviamo anche di politica e società, addirittura elaboriamo cultura! Abbiamo lauree, master, dottorati, scuole di scrittura creativa. Se davvero siete dalla parte delle nostre battaglie, dateci lo spazio mediatico che ci spetta di diritto. Insomma, scansatevi e – quando si parla di noi – fateci scrivere, grazie. Anche perché le elaborazioni che finiscono nei vostri articoli, spesso sono uscite dalle nostre testoline.
Una presa di parola transgender e non binary
In queste ore molti attivisti transgender e non binary stanno rivendicando sui social il diritto di essere rappresentati da se stessə nei media. A breve verrà pubblicato un video, frutto di un’iniziativa del Gruppo Trans di Bologna, che raccoglie le voci di numerosə attivistə LGBT+ per dire basta alla narrazione tossica che TV e giornali propongono ogni giorno.
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1 thought on “Gaffe di Giordano sui «baby trans cavie» (sic!): l’intervistata si dissocia”
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