Un recente studio del William Institute di Los Angeles, un centro di ricerca specializzato su tematiche LGBT+ nel contesto delle politiche pubbliche, ha sottolineato come le persone LGBT+ abbiano, in media, sei volte le probabilità di essere sottoposte a un controllo da parte della polizia rispetto alle persone etero cisgender.
A partire da un campione rappresentativo di cittadini statunitensi, i ricercatori Winston Luhur, Ilan H. Meyer e Bianca D.M Wilson hanno esaminato quanti di essi fossero stati fermati dalle forze dell’ordine nell’ultimo anno per le più svariate ragioni, che vanno dall’essere avvicinati dai poliziotti all’aver volontariamente cercato un contatto con essi.
Dallo studio è risultato che il 6% delle persone LGBT+ è stata fermata dalla polizia in uno spazio pubblico, contro soltanto l’1% della restante parte della popolazione. La proporzione diventa ancora più sbilanciata, pari a 7 a 1, se si considerano circostanze che non sono legate al coinvolgimento di un veicolo stradale. Sono invece il doppio le persone LGBT+ rispetto alle persone cishet che hanno avvicinato la polizia per chiedere aiuto, rispettivamente il 22% e l’11%.
Non si tratta di una differenza di quantità, ma anche di qualità. Se il 91% della popolazione generale ritiene di essere stata trattata in modo corretto da parte dei militari, tra la popolazione LGBT+ tale percentuale scende all’81%. Nella popolazione femminile la proporzione è ancora più sbilanciata: l’85% delle donne etero cisgender si dice soddisfatta della polizia, contro il 69% di donne lesbiche, bisessuali, trans e queer.
«I tassi molto più alti di adulti LGBQ che riferiscono di essere stati avvicinati dalla polizia è coerente con l’idea che le persone LGBQ siano eccessivamente sorvegliate – sottolineano i ricercatori – e solleva il problema della profilazione basata su pregiudizi delle comunità LGBT in generale».
«Gli adulti LGBQ hanno anche meno probabilità delle persone in la popolazione generale per segnalare che la polizia “si è comportata correttamente” o che avrebbe contattato la polizia in futuro – si legge nello studio – Ciò può riflettere i livelli inferiori di fiducia che la comunità LGBTQ ha nei confronti della polizia, forse come conseguenza di un’eccessiva o insufficiente attività di polizia, come l’essere fermati dalla polizia senza motivo, o quando la polizia non risponde adeguatamente ai crimini contro Individui LGBT».
Al meglio delle nostre conoscenze, uno studio simile non è stato condotto nel nostro Paese. Sarebbe molto interessante investigare su eventuali pregiudizi da parte delle forze dell’ordine, oltre che sulla fiducia e sulla soddisfazione dei cittadini LGBT+ italiani nei loro confronti, anche alla luce di alcune recenti accuse di omofobia e abusi emerse alla cronaca.
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