A distanza di sette anni dalla sua partecipazione all’Eurovision Song Contest, Emma Marrone rivela alcuni retroscena della sua sfortunata esperienza nello show musicale più seguito al mondo, del quale ritiene il record negativo per l’Italia dal suo ritorno nel 2011, quando Raphael Gualazzi si piazzò secondo. La cantante sostiene, infatti, di essere stata penalizzata da alcuni Paesi per via del suo rifiuto di rilasciare interviste alle loro televisioni nazionali per motivi etici.
«Portai un pezzo energico come “La mia città” per dimostrare che in Italia ci sono anche donne che fanno rock – spiega Emma in un’intervista al Messaggero – E mi rifiutai di rilasciare interviste a Paesi omofobi e razzisti dell’est Europa: se la legarono al dito». Nel 2014, alla B&W Hallerne di Copenaghen, la 37enne salentina ricevette, infatti, soltanto 33 punti da sei nazioni diverse: Malta (12), l’Albania (10), il Montenegro (6), la Macedonia del Nord (2), l’Ucraina (2) e la Francia (1). Emma non specifica i Paesi a cui si riferisce, in effetti diersi Paesi dell’area ex-sovietica l’hanno lasciata a secco di punti, ma è altresì vero che il suo pezzo fu snobbato anche dall’Europa occidentale e dai Paesi nordici.
Un altro sassolino che la cantante si toglie dalla scarpa è quello circa le critiche ricevuto per il proprio look. «Lessi su di me solo delle critiche ai miei shorts color oro giudicati troppo audaci – sottolinea – Quest’anno Damiano dei Maneskin a petto nudo e tacchi a spillo era per tutti un figo, evidentemente vige ancora un grande sessismo». E su questo un fondo di verità le va riconosciuto.
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