Foto: Ahmadou Oumar BA Twitter

Senegal, in centinaia manifestano contro l’omosessualità: «li bruceremo vivi»

Domenica a Dakar, in Senegal, diverse centinaia di persone hanno manifestato affinché l’omosessualità diventi un reato. La manifestazione dal sapore medievale è stata organizzata dal collettivo And Samm Jikko Yi che ha dichiarato di voler promuovere i «corretti valori sociali».

In Senegal dichiararsi omosessuale non è un reato. Secondo il codice penale senegalese, tuttavia, è punibile con la reclusione «chiunque abbia commesso un atto  contronatura con un individuo del suo stesso sesso». Se il governo accogliesse le istanze della manifestazione, la pena detentiva massima passerebbe dai cinque anni attuali a dieci e si punirebbe anche il solo dichiararsi gay.

Tra slogan violenti come «li bruceremo vivi» e «li uccideremo» e bandiere arcobaleno bruciate, sono tanti i leader religiosi e politici che hanno partecipato alla marcia contro l’omosessualità. Il tutto con il benestare di Macky Sall, Presidente del Senegal in carica dal 2012. Per il Presidente, in Senegal nessuno ostracizza gli omosessuali. Non è intenzione del governo, tuttavia, depenalizzare l’omosessualità. Il politico ha ribadito più volte, infatti, che la condanna dell’omosessualità «riflette le condizioni culturali del Paese».

Il Senegal non è l’unica nazione africana in cui l’omosessualità è punita dalla legge. Le unioni omosessuali sono legali, infatti, solo in 21 dei 54 Paesi africani.

 

 

 

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