La Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Ciro Guarente che uccise e fece a pezzi l’attivista gay Vincenzo Ruggiero. La sentenza definitiva è arrivata quasi quattro anni dopo l’efferato omicidio. Guarente, infatti, assassinò il giovane Ruggiero il 7 luglio 2017.
La ricostruzione dell’omicidio di Vincenzo Ruggieri
Secondo quanto accertato dai tre gradi di giudizio, Guarente, ex marinaio, si presentò nella casa di Ruggiero ad Aversa e lo freddò a colpi di pistola. Nello stesso momento, una persona da lui assoldata, sparava fuochi d’artificio per nascondere il rumore degli spari.
A quel punto, Guarente portò il corpo del giovane in un autolavaggio di Ponticelli, nella periferia di Napoli. Qui, con una precisione quasi da macellaio, ha smembrato il corpo, raccogliendone i resti in un armadio posato sul pavimento del locale. Ha quindi cosparso le membra di Ruggiero con acido muriatico e cloridrico per corroderle e le ha ricoperte con del cemento. Dopo alcuni giorni, l’assassino ha ricoperto la mistura con del cemento a presa rapida e ha creato un massetto di circa 50 centimetri posto nei pressi dell’ingresso dell’autolavaggio.
Il movente di un così violento crimine fu la gelosia. Ruggiero, infatti, conviveva con Heven Grimaldi, fidanzata di Guarente, con la quale era legato solo da un rapporto di amicizia. L’ex marinaio ha confessato il delitto e collaborato con la Procura di Napoli, indicando il complice che gli aveva fornito la pistola. Quest’ultimo, Francesco De Turris, è stato anch’esso condannato all’ergastolo in un altro procedimento.
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