Nei giorni scorsi ha tenuto banco sui giornali la notizia della docente che, in un liceo veronese, ha costretto una studentessa a bendarsi per sostenere l’interrogazione in DaD. Ora, la stessa docente è accusata dai propri alunni di alcuni comportamenti omotransofobici.
Il Gazzettino riporta la testimonianza di alcuni ragazzi. «Il vero problema di quella professoressa è che utilizza il suo ruolo per colpire chi ha atteggiamenti o perfino tendenze (sic) sessuali che non corrispondono al suo clichè – sostiene uno di loro – L’ho provato sulla mia pelle e come me anche un’altra ragazza che prima prendeva in media 8 e mezzo. Poi, quando l’insegnante ha scoperto che era lesbica, i suoi voti sono precipitati alla media del 5. Io, che sono apertamente transessuale, ho anche preso 1». A parlare è Federico D’Andris oggi 19enne, che rivela la propria esperienza con l’insegnate dopo il polverone mediatico scatenato dalle sue interrogazioni “bendate”.
«Mi aveva preso di mira perchè esternavo la mia transessualità, il mio essere maschio – aggiunge – Non accettava di chiamarmi al maschile e alla fine sono stato bocciato nella sua materia e ho dovuto cambiare scuola. Se parlo ora è perchè, lo dico con vergogna, di lei tutti avevamo paura».
Anche altri ragazzi, alcuni dei quali hanno preferito rimanere anonimi mentre c’è chi vuole metterci la faccia – hanno rilasciato delle dichiarazioni che finiranno nell’inchiesta aperta dal preside del Liceo sulla professoressa al centro delle vicende, dossier che poi finirà anche sul tavolo del provveditorato agli studi di Verona. In un messaggio audio, inviato al quotidiano da un attuale studente della prof, testimonia che «ci sono episodi ancora più gravi, umiliazioni e discriminazioni a stampo omotransfobico ripetute nei confronti di più persone». Un’altra alunna aggiunge che «Il problema vero era se ti prendeva di mira. Io per esempio, sapendo quando è arrivata che aveva questi atteggiamenti di intolleranza verso le diversità sessuali, i primi due anni sono riuscita a tenere nascosto il mio essere lesbica. Poi, però, deve averlo scoperto perchè se l’anno prima avevo una media di 8.5, in quinta non riuscivo mai a prendere più del 5.5. E questo mi ha portata a perdere un anno e dover cambiare scuola».
Margherita Mirenda, che sceglie di testimoniare con nome e cognome, afferma: «Ho visto in prima persona le discriminazioni che quella professoressa ha fatto a Federico (D’Angris, nda)». Infatti, come racconta la giovane studentessa un giorno chiede alla professoressa di occupare «il posto accanto a lui» intendendo, appunto, Federico. A quel punto però la professoressa ha iniziato ad urlare che non vedeva nessun «lui» ma solo una «lei» e che «questa cosa non va bene».
La stessa professoressa avrebbe avvicinato Federico nei corridoi. «Ha iniziato a dirmi che sono una bella ragazza che questo mio voler essere maschio sono capricci momentanei che passeranno – dichiara il ragazzo – a quel punto l’ho detto a mio padre che mi ha sempre capito e appoggiato e che ha chiesto un incontro a tre con lei. E lei lì ha negato tutto».
Se le dichiarazioni dovessero essere confermate saremmo, ncora una volta, di fronte ad episodi di discriminazione all’interno della scuola. Discriminazioni perpetrate, peraltro. da parte di professionisti che dovrebbero avere un ruolo di sostegno e comprensione dei ragazzi. Ci sono ancora dubbi sulla necessità del Ddl Zan?
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