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Uzbekistan, l’aggressione al blogger spinge la comunità LGBT alla clandestinità: «molti vogliono lasciare il Paese»

L’Uzbekistan certamente non è un Paese da prendere ad esempio quando si parla di economia solida e diritti umani: d’altronde dalla caduta dell’Unione Sovietica la situazione non è particolarmente cambiata sotto il controllo centralizzato e autarchico del presidente Islam Karimov, morto nel 2016. In questo Paese in cui una larga fetta della popolazione vive sotto la soglia di povertà e in cui il controllo tirannico di Karimov ha fortemente lasciato il segno, la comunità LGBT+ vive particolarmente nel terrore. Basti pensare che in Uzbekistan l’omosessualità è illegale.

Nell’ultimo mese la situazione della comunità LGBT+ si è però maggiormente aggravata ed ora gli uzbeki omosessuali affermano di essere stati costretti alla clandestinità per paura di venire aggrediti come successo a un blogger ed alcuni suoi sostenitori. Miraziz Bazarov, questo il nome del blogger finito in ospedale, aveva postato sui social media inviti a raduni LGBT+ in alcuni luoghi musulmani sacri del Paese. Quello successo successivamente è che una folla inferocita ha aggredito dei giovani che avevano intenzione di partecipare ad un evento organizzato da Bazarov su k-pop e anime.

La situazione nel Paese, hanno raccontato in anonimato due ragazzi a Reuters, è gravissima e fuori controllo: «In questo momento, a causa di questo sfogo, le persone LGBT ricevono molte minacce e cercano di non lasciare le loro case, di non incontrarsi nei caffè, molti vogliono lasciare il paese». Inoltre sembra ci siano «teppisti per le strade che possono avvicinare chiunque e interrogarli sulla loro sessualità». Alcuni omosessuali hanno persino deciso di abbandonare la propria città di origine a causa di questo diffuso clima intimidatorio.

In questo Paese in cui parlamentari parlano di “morte” in caso della legalizzazione del sesso tra omosessuali, la comunità LGBT+ è quanto mai isolata e preoccupata dopo quanto accaduto al blogger e ai suoi sostenitori. Vero è che anche all’interno della stessa comunità in molti ritengono che le posizioni di Bazarov, alcuni credono attaccato in realtà per le sue critiche al governo, ed il suo troppo esporsi abbiano aggravato la situazione generale, ma questo non giustifica minimamente quanto sta accadendo nel Paese ex-sovietico.

Hugh Williamson, direttore della divisione Europa e Asia centrale presso Human Rights Watch con sede negli Stati Uniti, riferendosi alle percosse dello steso mese e quanto seguito ha commentato: «L’Uzbekistan si è impegnato questo mese al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a sostenere gli standard internazionali sui diritti umani. Dovrebbe farlo! Porre fine agli attacchi contro le persone LGBT».